Veronesi: la mia dieta anti-cancro

Categoria : Salute e benessere

Risposte : Nessun commento

Ne uccide più la gola che la spada: questo antichissimo proverbio mi viene quasi automaticamente alla memoria quando si affronta il problema di come ci troviamo a vivere. Perché tutti siamo convinti che la minaccia maggiore alla nostra salute arrivi da ciò che respiriamo, ma questo è vero solo in minima parte.

Siamo tutti in psicosi da smog e da effetto-serra (due situazioni che non sono certo da sottovalutare), ma pochi sanno che è l’alimentazione il più grande determinante della salute. La salute dipende molto di più da ciò che mangiamo che da ciò che respiriamo. E questo vale soprattutto in campo oncologico.

Se fumiamo, la nicotina, il catrame e le altre sostanze nocive sviluppate dalla combustione del tabacco possono procurarci il carcinoma del polmone e altri tumori, ma anche un’alimentazione non sana può essere cancerogena. Basta ricordare che i tumori dello stomaco sono diventati sempre più rari da quando è stato inventato il frigorifero, e io sono convintissimo di un ragionamento che ripeto spesso: si sarebbe dovuto conferire un premio a chi ha inventato il frigorifero e la lavatrice. Sono due strumenti che hanno accompagnato lo sviluppo di oltre la metà del mondo, e che hanno migliorato la salute. Il frigorifero ha portato praticamente a zero le intossicazioni alimentari e ha ridotto al minimo i tumori dello stomaco; la lavatrice ha liberato le donne dal peso del bucato (risparmiandone le forze, e quindi la salute) e ha permesso di arrivare a un’igiene del vestire che i secoli precedenti non avevano mai conosciuto.

Il cibo ci è necessario per vivere, come a tutti gli esseri viventi, ma la quantità, la qualità e la natura di questo cibo sono come l’antica statua di Giano bifronte, che aveva un volto per la guerra e un altro per la pace. L’alimentazione ci può aiutare a conservare la salute, oppure al contrario può comprometterla, perché il cibo può diventare un veicolo di sostanze nocive, tossiche per l’apparato cardiocircolatorio e per il sistema digerente, e talvolta potenzialmente in grado di provocare tumori.

Il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach, che criticò la filosofia hegeliana, aveva postulato che l’uomo dovesse avere l’obiettivo di passare dalla religione (l’uomo che pone al di là di sé l’amore, il senso d’infinito e la perfezione), all’antropologia, riconoscendo l’origine naturale della religione nelle aspirazioni dell’uomo stesso. Nello sviluppare questa filosofia che correla strettamente gli uomini tra di loro, nel 1850 Feuerbach recensì favorevolmente uno scritto del fisiologo Jakob Moleschott sull’alimentazione, interpretata come la base che rende possibile il costituirsi e perfezionarsi della cultura umana: un popolo può migliorare migliorando l’alimentazione. Nel 1862, Feuerbach scrisse il saggio per cui viene ricordato come un materialista: ‘Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia’. Il filosofo tedesco sosteneva che esiste un’identificazione dell’anima con la psiche, e che per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Ora, io credo che una buona alimentazione faccia una buona salute, ivi compreso il buon funzionamento del cervello.

Nella buona alimentazione, caposaldo della prevenzione, devono entrare molti vegetali e poca o nulla carne. Io sono un vegetariano convinto per ragioni etiche (non mi va di soddisfare la gola a spese del dolore e della morte di altri animali), ma nel fare queste affermazioni mi baso su ragioni scientifiche più che accertate. Noi siamo circondati da sostanze inquinanti, che la sensibilità collettiva ritiene ormai un rischio per la nostra vita. Sono sostanze nocive se le respiriamo, ma lo sono molto di più se le ingeriamo. Consumando carne, ci mettiamo proprio in questa situazione, perché dall’atmosfera queste sostanze ricadono sul terreno, e quindi sull’erba che, mangiata dal bestiame, si accumulano nei suoi depositi adiposi, e infine arrivano sul nostro piatto quando mangiamo la carne. Una sostanza tossica è più pericolosa se viene ingerita piuttosto che se viene respirata. Io porto sempre l’esempio del gatto, che è l’animale più colpito da cancro. I ricercatori che hanno indagato su questo fatto, hanno scoperto una ragione che ci deve trovare molto attenti: il gatto infatti ha per sua abitudine quella di lavarsi leccandosi il pelo, che è impregnato di sostanze tossiche e cancerogene cadute sul terreno. Con il suo continuo leccarsi, il povero micio introduce queste sostanze nel suo organismo, rimanendone vittima.

L’inquinamento ambientale è un rischio soprattutto per le sue conseguenze sulla catena alimentare, e ogni tanto ci sono notizie alle quali bisognerebbe prestare molta più attenzione. Una recentissima, viene dal Dipartimento di alimentazione umana dell’Università di Pavia: in una ricerca su 230 puerpere, è stato trovato che nell’80 per cento di esse il latte conteneva l’ochratoxina A, che è un possibile agente tossico, e che nel latte di una di queste mamme, intenzionata ad allattare la sua creatura, c’era addirittura l’aflatossina, la potentissima sostanza cancerogena che si trova a volte anche nel mais. Non posso qui non ricordare che il mais geneticamente modificato riesce a difendersi dal parassita piralide e dalle micotossine prodotte dalle muffe che si insediano dove la piralmide scava i suoi buchi, e una delle quali è la temibile aflatossina.

A novembre 2004, quando ho presentato il ‘Manifesto biotech’, 18 società scientifiche l’hanno sottoscritto, affermando: “Non ci sono prove di danni in chi consuma prodotti derivati da coltivazioni geneticamente modificate”. Si sono levate molte contestazioni, e tuttavia io sono convinto che l’agricoltura tecnologica contribuirà a risolvere il problema della fame nel mondo, che riguarda 800 milioni di persone. Siamo già sei miliardi di individui, nel 2020 saremo otto miliardi. Procediamo con cautela, ma procediamo. Non penso che sia utile, umano e intelligente opporsi alla ricerca. Le grandi questioni dell’umanità e del nostro futuro non si risolveranno con meno ricerca, ma con più ricerca, più conoscenza e cultura.

In un mondo che ha fame, il consumo di carne costituisce uno spreco economico enorme, e l’ascoltato economista e sociologo Jeremy Rifkin ne ha dato una dimostrazione in cifre: se nel mondo ci sono 800 milioni di persone che soffrono la fame è perché gran parte del terreno coltivabile viene dedicato a farvi nascere foraggio e cibo per gli animali da carne. Ogni anno sono destinati a bovini, ovini, suini e polli circa 150 milioni di tonnellate di cereali. Con uno spreco finale enorme, perché se facciamo un bilancio tra quanto nutrimento s’impiega per allevare un animale da carne e quanta resa se ne ha ai fini dell’alimentazione umana, vediamo che il conto non torna. È molto più conveniente impiegare direttamente nell’alimentazione umana un chilo di cereali (può nutrire più persone in un giorno, e non ha sprechi) che impiegarne la stessa quantità per nutrire un animale da macello.

Non è vero che la carne è necessaria al nostro sostentamento. Non solo i vegetali ci mettono a disposizione tutto quanto occorre alla vita, ma in essi si trovano anche le proteine, contrariamente a quanto la gente crede. Del resto, in termini evoluzionistici l’uomo discende dalla scimmia, è un primate. Proprio la recentissima mappatura del genoma ci ha permesso la prova scientifica dell’intuizione di Darwin. Il 99 per cento del nostro Dna è esattamente identico a quello dello scimpanzé, e noi siamo uguali a lui per le nostre funzioni di ogni tipo. Abbiamo in più il gene del linguaggio, e questo ci differenzia. Senza linguaggio non c’è civiltà, come senza la scrittura non ci sarebbe la storia del genere umano. Per il resto, il nostro metabolismo è quello dei primati, che non sono carnivori e che si nutrono di bacche, cereali, legumi, frutti.

Il nostro organismo, come quello delle scimmie, è programmato proprio per il consumo di frutta, verdura e legumi. Una dieta priva di carne non ci indebolirebbe certamente: pensiamo alla potenza fisica del gorilla. E pensiamo al neonato, che nei primi mesi quadruplica il suo peso nutrendosi solo di latte. Non solo una dieta di frutta e verdura ci farebbe bene, ma servirebbe proprio a tenere lontane le malattie. Solo tre anni fa, il Rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità sulla salute nel mondo attribuiva a un insufficiente consumo di frutta e legumi quasi tre milioni di decessi.

[Umberto Veronesi – da Espressonline.it dell’11 febbraio 2005]

Aggiungi il tuo commento