Cibo per lo spirito (dodicesima parte)

Categoria : Spiritualità e religioni

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LA RABBIA DEI PROFETI

Quando i tempi lo permisero, Allah parlò contro i sacrifici animali e il mangiare carne attraverso i Profeti di Hu.
Sebbene altri vennero prima, questi Profeti iniziarono a predicare attorno al 700 a.C. Non solo Allah mandò Profeti Isaia, Amos, Osea (pace sia su di loro) agli ebrei durante questo periodo ma mandò Profeti anche alle nazioni vicine.
Possiamo notare che non troppo tempo dopo arrivò Pitagora (570-500 a.C.), così come Mahavira (nato nel 599 a.C.) fondatore di quella che è chiamata la religione giainista, e Budda (563-483). Tutti questi Profeti (pace sia su di loro parlarono contro la violenza sugli animali e il mangiarne. Questi erano tutti fra i 124.000 Profeti dell’Islam dell’Islam e noi, come Allah dice nel Corano, non facciamo nessuna differenza tra loro.

Inoltre, si allude nella Torah che l’avvento della macellazione ritualista in sé discende dai giorni delle comprensioni (incomprensioni) spirituali più primitive. E si allude qui che il sacrificio ha le sue radici nel paganesimo.

“Non faranno più i loro sacrifici ai satiri ai quali essi si prostituiscono. Legge eterna sarà questa per loro e le loro generazioni” – Levitico 17:7

E’ interessante notare che, allo stesso tempo, questa cose furono scritte in altre regioni come l’India e la Grecia dove c’era un’identificazione crescente tra il consumo di carne e il sacrificio religioso. La carne può essere consumata solo se è parte del sacrificio. Questo porta a una prospettiva interamente nuova sulla discussione del sacrificio animale nella Bibbia. Non è solo una discussione di rito sacrificale ma è anche un discorso sul consumo di carne. Similmente, in molti scritti profetici i sacrifici, e conseguentemente il consumo di carne, sono duramente attaccati.

“Odio, respingo le vostre festività, non odorerò il profumo delle vostre assemblee solenni. Anche se mi offrirete olocausti e oblazioni, non li gradirò. A sacrifici pacifici di grasse vittime non svolgerò il mio sguardo. Via da me il tumulto dei tuoi canti: il suono delle tue cedre non ascolterò” – Amos 21-23

Similmente, tale linguaggio forte può essere trovato in Isaia 1:11-16, Osea 6:6, Michea 6:6-8, i quali dichiarano che i sacrifici sono definitivamente non necessari.

“Perché io voglio l’amore, non i sacrifici; la conoscenza di YHVH, non gli olocausti. Già in Adam hanno violato l’alleanza” – Osea 6:6-7

“Con che mi presenterò davanti a YHVH, mi incurverò davanti all’Altissimo Elohim? Mi presenterò a lui con olocausti, con giovenchi di un anno? Può YHVH gradire migliaia di montoni, miriadi di rivoli d’olio? Dovrò offrire il mio primogenito per il mio delitto, il frutto del mio seno per il mio peccato? Ti è stato annunziato, o uomo, ciò che è bene e ciò che YHVH cerca da te: nient’altro che compiere la giustizia, amare con tenerezza, camminare umilmente con YHVH Elohenu” – Michea 6:6-8

Sicuramente sarà la prima reazione pre-programmata e automatica di ogni mangiatore di carne supporre che tali versi sono soggetti a interpretazione. Stavano i Profeti attaccando la pratica del sacrificio in sé, o stavano semplicemente opponendosi al comportamento del popolo della loro cultura dichiarando che i loro sacrifici erano ipocriti, nulli o vuoti a causa dei loro stili di vita contrari? Per uno che è insistente verso la religione sfruttante per giustificare i propri desideri edonistici, la sua sarà una cosa molto difficile da provare. Comunque la rabbia del notoriamente vegetariano Isaia deve provare ad un minimo parzialmente convincente che era la
pratica del sacrificio in sé ad essere attaccata.

“L’odore dei sacrifici è per me un’abominazione”- Isaia 1:13

“Le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi e purificatevi” – 1:15-16

In passaggi come Ezechiele 20:21-26 c’è l’insinuazione che Allah stava avendo secondi pensieri riguardanti alcuni degli “statuti mosaici”. Una più realistica interpretazione di ciò evidenzierebbe che non era Allah la cui mente cambiò ma piuttosto la comprensione profetica moderna di tal giorno che stava iniziando a vedere il Volere Divino in una luce più oggettiva e chiara. Così stavano iniziando a vedere che c’era qualcosa di differente delle pratiche storiche della gente.

Comunque, non ci appare nessun verso in così chiarezza e mancanza d’ambiguità di quella della misteriosa aggiunta trovata nei primi manoscritti greci di Daniele tra i versi 3:23 e 3:24. Sotto il governo pagano di Costantino (che ancora adorava il sole), al Concilio di Nicea, fu considerata eretica. Da quel momento è stata più facilmente accessibile nell’apocrifia trovata tra i Vecchi e i Nuovi Testamenti della bibbia cattolica sotto il nome “Canzone dei Tre” o “Canzone dei Tre Santi”.

In questa parte Daniele era lontano da Babilonia in un viaggio per il re Nabucodonosor. Durante la sua partenza, i suoi seguaci vegan nazareni (Sadrach, Mesach e Abdenego – pace sia su di loro) furono condannati come esempio per chi si opponeva alle forza babilonesi. Durante la loro esecuzione nella fornace i tre nazareni sono detti aver pregato e alla fine essere salvati dalla Divina Presenza di Allah nella forma del Messia Primordiale Al-Khidr. Così, molto di ciò è stato tagliato dai censori e non rimane nel libro di Daniele. Comunque la sezione che fu levata parlava di ciò che fu detto nelle loro preghiere e meditazioni tra le fiamme dalle quali loro emersero incolumi.

“Non c’è nessun offerta al fuoco, nessun sacrificio, nessuna oblazione, nessun incenso, nessun posto, dove fare offerte e trovare pietà. Ma siccome noi veniamo con cuori contriti e spiriti umili, accettaci. Accetta la nostra prova di lealtà verso di Te poiché nessuna vergogna cadrà su di coloro che Ti rimettono fiducia” – La canzone dei Tre, linee 15-17

Dopo che le preghiere furono udite e loro furono levati dalle fiamme, i tre nazareni si allietarono istruendo la Terra a rigioire e a dare le loro preghiere ad Allah ta’ala. Continuarono con l’istruire anche gli animali non-umani. Con tali contenuti controversi è con poca difficoltà perché capiamo che lo Stato romano si oppose
a tali dottrine. Inoltre, guardano tale passaggi, è chiaro sia da fonti eretiche che di maggioranza che questi esiliati non parteciparono al sacrificio ma le loro preghiere furono ascoltate non fallendo dunque a compiere il Volere Divino.

Di nuovo, la Torah fu messa per iscritto da un popolo che girovagava nel deserto. La Torah proclama che noi dobbiamo infliggere sofferenza solo quando è assolutamente necessario. Per individui che vivono nel deserto non era sempre certo poter sussistere su una dieta totalmente vegetale quindi la Torah contiene molte leggi riguardanti le regolazioni kosher di come sacrificare un animale e mangiarlo. Così fa il Corano diretto a coloro che dimorano in regioni desertiche come Musa (as) e Muhammad (sal) per insegnare questi metodi halaal e kosher di macellazione. Queste leggi, erano portate allo scopo di ridurre sofferenza in una situazione dove il veganesimo non era un’opzione.

Comuqnue molti in quest’era non vivono nel deserto, e nemmeno siamo schiavi fuggiaschi che non possono tornare a una terra dove ci si poteva basare su una dieta vegetale. Viviamo in un mondo dove possiamo ridurre facilmente la sofferenza degli animali non-umani e dell’ambiente essendo vegan. Tale stile di vita è esattamente in sintonia con lo spirito della Torah nonostante il fatto che ci sono esempi dove il mangiar carne è perdonato, cioè laddove non c’è abbastanza vita vegetale presente.

Riguardo all’uccidere Muhammad (sal) dichiarò inequivocabilmente: “Non siate eccessivi!”. Se dobbiamo prendere questo Hadith seriamente, allora dobbiamo rifiutare ogni cibo che è prodotto di morte e violenza a meno che non sia assolutamente necessario per la sopravvivenza. Quando esso sia necessario per la sopravvivenza allora i Profeti hanno rivelato certi metodi halaal/kosher di macellazione per tenere la sofferenza animale a un minimo assoluto.

“Quando macelli un animale, fallo nel miglior modo possibile. Uno dovrebbe affilare il proprio coltello per ridurre la sofferenza dell’animale” – Il Profeta Muhammad (sal)

Non c’è nessun dubbio che Allah volesse che l’umanità si elevasse da tali pratiche barbariche quando attraverso il Profeta Osea (as) Allah disse:

Amano i sacrifici, li offrano pure! La loro carne, la mangino pure! Ma YHVH non li gradisce” – Osea 8:13

Riferendosi ai sacrifici animali, Allah disse attraverso il Profeta di Hu Isaia (as):

“Che m’importa dell’abbondanza dei vostri sacrifici? Sono pieno degli olocausti degli arieti e del grasso dei vitelli. Il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri non lo gradisco. Quando venite a presentarvi davanti a me, chi richiede da voi che calpestiate i miei atri? Cessate di portare oblazioni inutili” – Isaia 1:11-13

[grazie al Popolo di Allah]

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