Vivere (felici) senza soldi

Categoria : Decrescita felice

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Quando Peter Owen Jones, un prete anglicano, ha deciso di seguire l’esempio di san Francesco d’Assisi e mettersi in cammino con un saio, un bastone e uno zainetto, la Bbc ha deciso di seguirlo dedicandogli un programma dal titolo «How to live a simple life» (come vivere una vita semplice). Ed è stato subito un successo. I telespettatori hanno seguito con grande curiosità le avventure di questo uomo di fede che per sei mesi ha vissuto in assoluta povertà chiedendo aiuto per mangiare e dormire. «Mostrare apertamente le proprie vulnerabilità è stata la cosa più difficile – ha detto alla fine del suo viaggio -. Ma è stata anche la più importante.

Rinunciando a tutte le mie difese sono riuscito a instaurare un contatto profondo con la gente. Ho ricevuto tante porte sbattute in faccia ma quando queste si sono aperte la sensazione è stata impareggiabile». Il reverendo Owen Jones ha dormito sulle panchine, ma anche in roulotte e capanne offerte dalle persone in cambio di qualche aiuto o qualche preghiera. Ha mangiato quello che ha trovato nei rifiuti o nei cassonetti dei supermercati ma anche nei campi o alla tavola di persone generose che lo hanno accolto.

Ha pregato ininterrottamente e cercato di stabilire un contatto con i suoi simili. «Sono convinto di aver infastidito diverse persone ma anche di aver toccato il cuore di altre e questo è quello che conta». Il modello di vita adottato da Owen Jones è fondato particolarmente sulla ricerca spirituale ma ha similitudini con quello scelto da chi, per ragioni diverse, decide di condurre una vita meno consumistica. Negli ultimi anni si è infatti rafforzato nel Regno Unito un movimento che vuole recuperare dagli scarti del sistema quello che basta per vivere. I seguaci si fanno chiamare freegan (free + vegan), odiano lo spreco, contestano lo scambio economico e tentano di soddisfare i bisogni fondamentali dell’uomo in modo sociale, non commerciale.

Si nutrono con quello che viene gettato via, li si vede a notte fonda rovistare nei cassonetti dei supermercati in cerca di cibo scaduto da poco, vivono cercando di rispettare l’ambiente e consumando il meno possibile. Non sono necessariamente poveri di nascita ma lo sono per scelta, hanno un alto senso civico, credono nei valori sociali della condivisione, sono preoccupati per lo stato dell’ambiente e determinati a fare il possibile per salvare il Pianeta. E stanno crescendo di numero e di fama. A loro sono stati dedicati libri, programmi e dibattiti. Sono chiamati regolarmente a dare il loro parere in tv e alla radio su questioni ambientali e di sostentamento.

E se fino a qualche anno fa erano guardati con ironia e a volte anche con disgusto, oggi sono considerati da molti un modello da seguire. «Ogni anno – ci dice un portavoce del “Waste Resources Action programme”, un’ associazione che lavora a contatto con le attività commerciali e i consumatori per tagliare gli sprechi – i britannici gettano nella spazzatura 6.7 milioni di tonnellate di cibo. La metà di questo è perfettamente mangiabile». Lo sa bene Paul, uno libero professionista di 43 anni, freegan da dieci, ma che da una vita, confessa, non lascia passare un cassonetto senza dare un’occhiata. «Ho sempre odiato gli sprechi e da quando ho deciso di tagliare drasticamente le spese la mia vita è diventata molto più semplice, sana e meno stressante.

Mangio quello che trovo nei cassonetti, mi vesto con quello che viene scartato dai negozi di carità, uso il sito “Freecycle” (un network di persone che riciclano beni su internet) per tutto il resto, dal divano alla lavastoviglie fino alla bicicletta». A vivere in questo modo, conferma Bob, non si soffre affatto. «Per farvi solo un esempio due sere fa nei cassonetti di un supermercato abbiamo trovato 75 bottiglie di birra e 100 polli congelati.

Abbiamo dovuto cercare un congelatore per non farli andare a male». C’è invece chi, seguendo l’esempio di Owen Jones, ha deciso di andare oltre al cosiddetto “freeganism”, e ha scelto di ridurre al minimo i beni materiali e rinunciare completamente al denaro. Si tratta di Marc Boyle, un ex pubblicitario che oggi, grazie al suo stile di vita, è diventato una celebrità. Negli ultimi diciotto mesi ha vissuto senza toccare un soldo, ha fondato la “Freeconomy Community”, un’associazione di persone che segue i suoi stessi principi, e ha recentemente pubblicato un libro dal titolo The Moneyless Man (L’uomo senza soldi) che sta andando a ruba.

I media lo hanno seguito da subito, usando toni di ammirazione, ritraendolo in una roulotte abbandonata e ristrutturata con materiali riciclati, nei campi alla ricerca di erbe e bulbi, nel fiume a lavarsi, nell’ orto a piantare insalata. Boyle viene visto che dà consigli su come usare le ortiche, su come fare un dentifricio con le erbe, su come riscaldarsi in inverno usano la legna del bosco. Ma anche che spiega i motivi che lo hanno portato a fare questa scelta. «Avevo tutto ma non ero felice – racconta -. Avevo tanta gente intorno ma non mi sentivo vicino a nessuno. Mi chiedono spesso come faccio a sopravvivere ma vi assicuro che sono molto più sano oggi di quando vivevo in una casa, avevo un lavoro fisso e mangiavo cibo di supermercato tutti i giorni».

[da avvenire.it del 17 giugno 2010 – elisabetta del soldato]

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