Sull'anima degli animali

Categoria : Spiritualità e religioni

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Per rispondere alla domanda se esiste o no l’anima bisognerebbe non essere più di questo mondo. Ma volendo far uso del buon senso e della logica, nonché di ciò che hanno già detto molti filosofi in tal senso, occorre prima capire che cosa si intende per anima. L’anima dovrebbe essere un’entità immateriale, dalla sembianze più o meno analoghe a quelle del corpo, che sopravvive dopo la morte fisica. Sotto l’aspetto scientifico questa definizione potrebbe essere vera dal momento che, come afferma la fisica, nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E se questo e valido per la materia potrebbe esserlo anche per la sua componente energetica, dal momento che la materia altro non è che energia condensata.

Io personalmente credo che tutto ciò che esiste sia, in un certo senso, eterno e che la componente energetica animante di ogni essere passa, dopo la morte corporea da vita a vita in organismi sempre più evoluti per proseguire il suo cammino evolutivo. Questo concetto lo si ritrova negli antichi libri dei Veda che riconoscono l’anima ad ogni creatura, dotata della stessa dignità umana con la medesima possibilità di raggiungere altissimi livelli di spiritualità, indipendentemente dal corpo in cui risiede. Per i Veda tutti gli esseri viventi sono spiritualmente uguali, perché tutti nascono dalla stessa sostanza. Ma Erotodo afferma che gli Egizi per primi affermarono l’immortalità dell’anima e che questa trasmigra attraverso tutti gli esseri prima di incarnarsi in un corpo umano, (più tardi anche Liebnitz sostenne che le anime degli animali sono imperiture).

Pitagora porta alle estreme conseguenze il concetto secondo la dottrina della metempsicosi affermando che uccidendo un animale può accadere di uccidere il proprio stesso padre. Empedocle riteneva che negli animali s’incarnassero le anime degli uomini. Anche per Platone una sola anima passa attraverso una pluralità di vite e di corpi. Plutarco scrisse un’esauriente opera circa la somiglianza dell’uomo con gli animali. Mentre per Aristotele, non solo gli animali ma anche le piante posseggono un’anima, principio e causa del corpo vivente, sostanza reale e sorgente di movimento. E Lucrezio diceva che gli uomini sono differenti dagli animali solo nella forma fisica.

Nel seno della cristianità il problema dell’anima degli animali viene ripreso da molti Santi, tra questi S. Bernardo che chiama “spirito” l’anima degli animali. Anche S. Giovanni Crisostomo parla dell’immortalità dell’anima degli animali, mentre S. Giustino afferma che l’anima dell’uomo appartiene alla stessa natura di quella del cavallo e dell’asino. D’altronde come potrebbe essere diversamente? Vi sono inconfutabili analogie fisiologiche e neurologiche tra noi e gli animali e, anche a livello scientifico, i grandi primati sono simili a noi per il 98 per cento dei geni?

Mentre Aristotele parlava di anima vegetale, animale ed intellettuale, più tardi Bacone pensò di annullare l’anima vegetale e Cartesio, addirittura, quella animale. Speriamo che a qualcun’altro illuminato scientista non venga in mente di togliere anche quella intellettuale.

Se l’essere umano fosse lo scopo della creazione ed il solo ad essere in possesso dell’anima, l’Onnipotente avrebbe posto la terra al centro della nostra galassia e questa al centro dell’universo, mentre sappiamo che le cose non stanno in questi termini.

Dato che non è possibile individuare una demarcazione tra il regno minerale, vegetale ed animale, perché una catena biologica ininterrotta lega tutti gli esseri viventi al punto che alcune componenti del regno minerale risultano più evolute di quelle del regno vegetale, così come alcuni organismi del regno animale risultano meno evoluti di quelli del regno vegetale, se ne deduce che, come affermava lo stesso Talete, tutte le cose sono animate, oppure, aggiungo io, non lo è nessuna. E siccome l’uomo attuale è frutto dell’evoluzione biologica (non apparso all’improvviso dal nulla), quando fu dotato di anima? Quand’era homo sapiens, homo herectus, homo habilis, australopiteco o quando ancora era una scimmia antropoide?

Ma da dove nasce il concetto più o meno diffuso che solo l’essere umano sia dotato di un’anima immortale? Stando ai testi biblici in Gen. 2,7 leggiamo: “Allora il Signore plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” Il fatto che la stessa operazione non fu eseguita anche per la creazione di Eva, fin nel Medioevo si discuteva ancora se la donna avesse o no un’anima. Pero in Gen. 2,18 troviamo che il Signore Iddio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia SIMILE”. Allora il Signore plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e le condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamate”. Da questa somiglianza si deduce che al pari dell’uomo gli animali sono dotati di anima. E siccome l’uomo fu fatto ad immagine di Dio (Gen.2,18) se ne dedurrebbe che anche gli animali lo sono. A conferma di questo troviamo in Quoelet 3,18.21. “La sorte degli uomini e quella degli animali è la stessa. C’è un solo soffio vitale per tutti. Non esiste superiorità dell’uomo rispetto alle bestie perché tutto è vanità. Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?” E ancora in Ger. 32,27: “Ecco, io sono il Signore di ogni essere vivente.” In Sap. II 23-26 troviamo la conferma che non solo nell’uomo ma in ogni essere vivente è presente lo spirito incorruttibile di Dio: “Poiché il tuo spirito INCORRUTTIBILE è in tutte le cose.”

Vi sono molti altri passi nella Bibbia in cui si parla dello Spirito degli esseri viventi. Ne cito alcuni. Genesi 9,9.16: “…ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra OGNI ESSERE CHE VIVE IN OGNI CARNE.” Gioele 3,1: “Effonderò il mio Spirito, dice Dio, sopra ogni carne.” Numeri 16,22: “Dio, Dio degli Spiriti di ogni essere vivente!” Giuditta 16,14.16: “Tu dicesti e tutte le cose furono fatte, mandasti il Tuo Spirito e furono create.” Giobbe 34,14.16: “…Se Egli richiamasse il Suo Spirito a Sé ed a se ritornasse il Suo Soffio, ogni carne morirebbe all’istante.” Giobbe 12,7.10: “Dio ha in mano lo Spirito di ogni vivente.” Giobbe 40,15.29: “Ecco, dice il Signore, gli animali che Io ho creato al pari di te.”Inoltre c’è da dire che in tutti i Vangeli Gesù usa lo stesso termine per definire sia lo Spirito degli animali, sia lo Spirito dell’uomo sia lo Spirito dei demoni: tutte creature dotate di uno Spirito dato da Dio con l’atto creatore.
Dunque i testi biblici parlano di Spirito mentre l’idea dell’esistenza dell’anima, e che questa sopravviva alla morte fisica dell’uomo, risulta essere solo una deduzione. Nessuna esplicita affermazione in tal senso viene dalla Bibbia. Infatti, come si è visto, Dio soffia nelle narici dell’uomo non un’anima ma un alito vitale per renderlo un essere vivente. E siccome anche gli animali, e non solo, sono inconfutabilmente esseri viventi è altrettanto consequenziale (anche se non esplicitamente riportato) che al pari dell’uomo gli animali sono dotati di anima. D’altronde se l’essere umano fosse dotato di una particolare sostanza di cui gli animali ne sono privi questa si manifesterebbe in modo evidente anche sul piano espressivo. Invece risulta che tutte le peculiarità umane sono più o meno diffuse anche agli animali. Vi è una differenza quantitativa non sostanziale delle facoltà intellettive ed emozionali tra l’uomo e l’animale. Tutto ciò che sono in grado di fare gli uni lo fanno anche gli altri. Anche per ciò che riguarda il linguaggio, la capacità di imparare degli scimpanzé i segni dell’alfabeto gestuale dei sordomuti per comunicare sembra ormai fuori discussione. L’intelligenza non è un valore di cui si è in possesso o si è privi del tutto: è distribuita per gradi diversi a tutto il mondo animale. L’uomo non è l’animale razionale è solo più razionale degli altri.

Gli animali come l’essere umano sono in grado di procreare, cioè di avere la strabiliante possibilità di essere generatori di vita; sanno usare la logica,cioè ragionano (la scimmia a caccia di termiti percorre chilometri per trovare il bastone più adatto per lunghezza, flessibilità e resistenza; oppure alla ricerca di una pianta medicinale). I macachi giapponesi hanno imparato e trasmesso alle nuove generazioni a lavare le patate in acqua prima di mangiarle, a separare i chicchi di frumento dalla sabbia immergendoli nell’acqua dove restano a galla. L’avvoltoio capovaccaio tiene una pietra tra il becco per rompere l’uovo di struzzo. Gli animali sono curiosi (esplorano accuratamente il nuovo ambiente). La gelosia tra gli animali, specialmente scimpanzé, uccelli, polpi, leoni marini ecc. è molto diffusa. Hanno paura (gli erbivori terrorizzati fuggono alla vista del predatore). Usano l’astuzia (nel fare i nidi molti uccelli si preoccupano di mimetizzarli in modo da confondere il predatore). Sono capaci di altruismo (l’elefantino rimasto orfano viene solitamente adottato dal branco e i delfini aiutano i compagni ammalati a reggersi a galla). Tutti i mammiferi e gli animali a sangue caldo giocano (orsi, scimpanzé, leoni, cervi, scoiattoli ecc.). A volte gli animali sanno anche mentire, specie gli uccelli ed i primati quando urlano per salvarsi la vita facendo finta di aver avvistato un predatore. Spesso gli animali rubano le prede di altri animali. L’animale è consapevole, sa di aver fatto una cosa sbagliata e accusa sensi di colpa. L’animale sa fingere (alcuni uccelli si fingono feriti ad un’ala per attirare l’attenzione del predatore e salvare i nidiacei). Hanno il senso dell’organizzazione (i lupi, prima di una battuta di caccia, si consultano distribuendosi i compiti). Gli animali sono dotati di senso estetico (vi sono uccelli che decorano i nidi e i loro giardini in modo cromatico disponendo con cura le cose e verificando poi a distanza il giusto accostamento dei colori.

Ed infine gli animali sanno essere grati, compassionevoli, sperano (il cane spera quando attende il padrone), amano, s’innamorano, s’adirano, tengono il broncio, soffrono la solitudine, la delusione, sanno essere altruisti, sanno sacrificare a volte la loro vita per gli altri e si lasciano anche morire di inedia per la perdita del compagno, o del proprio padrone.

E’ innegabile che le facoltà percettive di molti animali (vista, olfatto, udito, facoltà di premonizione extrasensoriali) sono di gran lunga più sviluppate negli animali che non negli esseri umani. Pertanto siccome tutte l facoltà umane, compresa quella della pietà, sono riscontrabili, in modo più o meno evidente e diffuse tra gli esseri non umani, risulta al quanto difficile negare a questi la realtà dell’anima e riconoscerla all’uomo. Porfirio sosteneva che “gli animali condividono con noi anche i vizi, ma un solo vizio è a loro sconosciuto, la malevolenza per colui che si manifesta loro amico: essi rispondono sempre con un’amicizia assoluta. E’ tanto grande la loro fiducia nell’uomo che lo seguono ovunque li conduca, anche ad un sacrificio o ad un pericolo manifesto.”Mentre Plutarco sottolineava che “la guerra per conquistare il potere, la schiavitù, lo sfruttamento, sono invenzioni dell’uomo che gli animali non conoscono. Non si è mai visto un animale servire un altro animale per maggiore fortezza dell’uno, bensì si vide l’uomo schiavo servire un altro uomo.”

Il Prof. Antonino Zichichi nelle sue conferenze usa spesso affermare che ciò che maggiormente dimostra che noi siamo l’unica materia vivente in grado di ragionare non è tanto l’autocoscienza (chi può dimostrare l’esistenza dell’autocoscienza o no dell’animale?) quanto la ragione che ci consente di tramandare conquiste culturali in grado di accelerare il nostro processo evolutivo. L’etologia invece afferma il contrario, cioè che nemmeno questo processo è prerogativa degli esseri umani. Sono stati osservati molti animali, come i cercopitechi e molte altre specie di scimmie, che sanno compiere azioni non trasmesse per viva genetica ma culturale. E’ il caso di alcune scimmie che hanno imparato a lavare le patate e di immergerle nell’acqua del mare, per insaporirle., prima di mangiarle.Si è visto pure che molti animali hanno sistemi di comunicazione e di istruzione che trasmettono ai cuccioli, con successiva verifica sperimentale degli stessi. Quindi è del tutto improprio affermare che solo l’essere umano si avvantaggia dei suoi strumenti culturali, il solo a non essere il balia della lentissima spinta evolutiva delle cose, come è altrettanto improprio dire che l’essere umano sia l’animale più intelligente o culturalmente più evoluto.

In natura non esiste il concetto di creature più o meno evolute bensì esiste la realtà della indispensabile differenza tra le cose. Come le tessere di un immenso mosaico ogni singolo componente contribuisce a formare l’immagine d’insieme, cioè lo scenario della vita. E tutte le cose devono necessariamente essere diverse tra loro e su piani differenti, altrimenti nulla esisterebbe nell’universo. Quindi ritenersi la cosa più importante è stupido quanto falso e presuntuoso. L’illusione che esistano differenze tra gli uomini e gli animali viene mantenuta per timore che le somiglianze creino l’obbligo di dover accordare loro dei diritti e di dover rinunciare alla nostra arrogante supremazia su di loro: non avremmo più alcuna giustificazione morale a trattarli in modo diverso da noi. Sotto l’aspetto etico non si possono trattare in modo differente casi analoghi.

E’ forse l’intelligenza a rendere l’essere umano una creatura speciale e quindi con la prerogativa dell’anima? Aristotele, Leonardo da Vinci, Einstein all’età di un anno non avevano pensieri più sublimi di quelli di un cane. I primati antropoidi dimostrano relazioni filogenetiche con l’intelligenza umana uguali a quelle di un bambino di due anni e che queste capacità sono assenti in bambini autistici. Questi ultimi, come i cerebrolesi, i comatosi e tutti coloro che non sono più in grado di ragionare, forse, sarebbero privi di anima perché intellettualmente poco dotati?

Occorre però differenziare l’intelligenza dall’anima, essendo due cose estremamente distinte. Mentre la presenza della prima è facilmente verificabile anche nell’animale la seconda non lo è altrettanto dal momento che questa dovrebbe essere di natura prettamente spirituale.

Ma se fosse la presenza dell’anima a dare all’uomo maggiore intelligenza, un criminale con un acume più sviluppato rispetto a quello di un Santo, di indole buona ma di modeste capacità intellettive, avrebbe, diciamo, un’anima più grande. E come risolvere il problema di alcuni animali la cui intelligenza risulta essere superiore a quella di un essere umano? In questi ultimi tempi alcuni giornali raccontavano di una scimmia bonobo di 14 anni dell’università della Georgia che conosce il significato di 3000 vocaboli ed in grado di esprimersi meglio di un bambino di 4 anni, mentre è risaputo che neppure il padrone di un cane è in grado di imparare e ricordare un solo suono del linguaggio del suo cane. Ma se l’essere umano ha, diciamo, una marcia in più rispetto agli animali la sua fortuna è dovuta, come diceva Giordano Bruno e lo stesso Anassagora, all’arto della mano e alla capacità di un linguaggio più articolato.

Le menti più illuminate della cultura laica, (sempre più umane, più lungimiranti e con maggiore ampiezza visiva rispetto a quelle clericali), hanno tutti difeso l’idea dell’anima negli animali. Diceva il matematico Renè Tom : “C’è più mistero negli occhi del mio gatto che in una galassia in fuga.” E Victor Hugo , quasi in modo provocatorio scriveva: “Fissa lo sguardo del tuo cane e poi osa affermare che gli animali non hanno un’anima.”Mentre Erich Fromm affermava: “L’uomo è l’unico primate che uccida e torturi quelli della sua specie”. Ma non sarà, aggiungo io, la presenza dell’anima a rendere l’uomo più malvagio di ogni altro animale?

Tornando alla questione teologica in merito all’anima degli animali, forse che Colui che ha creato miliardi di universi con miliardi di miliardi galassie, con miliardi di miliardi di miliardi di stelle non aveva la possibilità di dare una realtà ultraterrena anche agli animali e limitare questa possibilità solo ad una delle 500 milioni di specie viventi? A me sembra blasfemo solo supporlo. Vi immaginate un paradiso con sole anime antropomorfe, senza animali, senza piante, senza fiumi? E comunque, come affermava Rachels: “Un Dio giusto ed onnipotente non avrebbe creato degli esseri che patissero senza scopo.”

E se il Padreterno invece di dare l’anima all’uomo l’avesse data, ad esempio, al cavallo e avesse escluso tutte le altre specie da tale prerogativa, che logica avrebbe usato l’Onnipotente nel dare solo a questo animale un anima immortale? Sarebbe la cosa più illogica e improduttiva anche per qualunque padre di famiglia che dica di amare tutti i suoi figli ma dà ad uno di loro licenza di sottomettere, sfruttare, violentare e uccidere gli altri fratelli con il pretesto assurdo che solo il primogenito è il prediletto. Con lo stesso infausto pretesto, che solo l’uomo è ad immagine di Dio, l’essere umano ha trovato modo di giustificare tutti i suoi crimini nei confronti della creazione e ha fatto della terra un’immensa camera di tortura per gli animali.

Ma per quale motivo il Padreterno non avrebbe dovuto dare un’anima anche agli animali, dal momento che con un suo “fiat” può creare dal nulla una galassia? Anche il più egoista e crudele dei mortali non negherebbe la gioia ad una sua creatura (che non ha chiesto di esistere), soprattutto quando questa ha sempre sofferto ingiustamente e che a lui non costa nulla darle conforto? Diceva Montaigne : “La presunzione è la nostra malattia originaria. La più calamitosa e la più fragile delle creature è la più orgogliosa. E’ per vanità che egli si uguaglia a Dio, si attribuisce prerogative divine e separa se stesso dalla folla dei viventi.”

Se l’anima dell’animale non perisce con la morte del corpo è probabile che nell’aldilà ritroveremo gli animali a cui siamo stati affezionati in questa vita.Ma i macellai, i vivisettori, i cacciatori, i pellicciai, i pescatori, ognuno che mangia la carne ecc. potrebbero anche incontrare le anime degli animali che hanno ucciso e forse sarebbe per loro motivo di giudizio davanti al Padreterno. Ritengo che sarebbe cosa alquanto giusta.

Ma se nulla dell’animale sopravvive dopo la morte fisica come spiegare i molti miracoli operati dai Santi in più parti del mondo che ridanno la vita ad animali già morti? S. Patrizio di Irlanda resuscita vari animali e gli stessi Bollandisti (gesuiti) riportano numerosi episodi di animali resuscitati dai Santi. Padre Buragny, un agiografo del 17° secolo ne parla a proposito delle starne resuscitate da S. Zeno. S. Isidoro di Spagna resuscitò dalla morte il cavallo del suo padrone. S. Nicolò da Tolentino restituì alla vita una pernice. S. Francesco recuperò dalla brace ardente di un forno, dove stava cocendo, il corpo di un agnellino e lo stesso fece con dei pesci bolliti, facendoli nuotare nella loro salsa. Inoltre S. Silvestro, S. Francesco da Paola. Severino di Cracovia ed altri, tutti citati negli scritti dei Bollandisti.

Se nulla dell’animale sopravvive alla sua morte fisica che cosa il Santo richiama nel corpo dell’animale: lo spirito che già lo animava oppure ne crea uno nuovo? Quest’ultima ipotesi mi sembra improbabile dal momento che, secondo il concetto cristiano, solo a Dio è dato creare le anime.

Insomma l’anima ce l’hanno tutte le creature o non ce l’ha nessuna, perché così è logico, così è giusto.
Per concludere riporto una della rarissime espressioni dei personaggi biblici, come un profetico atto di conciliazione e di perdono verso tutte quelle creature a cui per millenni è stata negata non solo la vita e la capacità di soffrire ma perfino l’anima, in modo che l’animale non debba mai essere felice né in vita né dopo la morte.”In quanto a voi, animali della terra, che avete sofferto a causa dell’uomo, verrà il giorno in cui preparerò una grande festa, un grande banchetto in cielo e voi gioirete alla presenza di Dio.”(Ezechiele).

[Franco Libero Manco]

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