Anagrafe bovina: i conti non tornano

Categoria : Mucca Pazza & Co.

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Dal confronto con i dati Istat risultano vivi milioni di capi già macellati. Scattate le denunce e la nomina di un commissario del governo.Bovini fantasma, macellati o inceneriti, eppure ufficialmente in vita. Potrebbero essere circa quattro milioni, regolarmente iscritti all’anagrafe bovina con data di nascita e allevamento di provenienza, ma di fatto esistenti solo sulla carta. E’ quanto risulta incrociando i dati Istat dell’ultimo censimento agricolo che nel 2000 ha contato sei milioni di animali in Italia, con i numeri provenienti dall’anagrafe nazionale, gestita dall’Istituto zooprofilattico di Teramo, per conto del ministero della Salute.
Secondo il registro generale, il patrimonio bovino italiano ammonterebbe a oltre 10 milioni di capi. Una cifra considerevole, ma certamente non effettiva. Da un recente controllo, realizzato da un gruppo di allevatori lombardi nella banca dati «on line» avviata dal ministero (a pieno regime da luglio), collegata al meccanismo di rintracciabilità della carne (uno strumento a tutela dei consumatori), numerosi animali, macellati da tempo o addirittura provenienti da stalle abbattute perché colpite dal morbo di mucca pazza, risultano ancora vivi. Un’incongruenza già rilevata dal «Corriere» e denunciata anche da «Striscia» (con consegna del tapiro d’oro al ministro Alemanno), che da giovedì è finita nelle mani di Cesare Cursi, sottosegretario alla Salute, con l?incarico di mettere ordine nella banca dati, anche attraverso il potere di fare ordinanze nei confronti di regioni e amministrazioni statali non adempienti. Un lavoro di riorganizzazione che dovrà concludersi entro la fine di marzo.

E il commissario Cursi non ha perso tempo: «Ho già convocato le associazioni di allevatori e le organizzazioni professionali – spiega il senatore -: mi aiuteranno indicandomi quali sono i problemi ed eventuali soluzioni. Dobbiamo farcela, l’Italia ha bisogno di offrire dati affidabili, anche in vista del futuro dibattito in Europa sulle quote latte».
Intanto, in assenza di interventi, le incongruenze continuano a viaggiare in rete. Il sito Internet dell’Istituto zooprofilattico di Teramo (www.izs.it), che avrebbe dovuto offrire un servizio a garanzia dei consumatori, in base al regolamento comunitario che impone l’obbligo di rintracciabilità della carne bovina, ora rischia di perdere credibilità. Si schiera a sua difesa il direttore, Vincenzo Caporale: «E’ facile sparare a zero senza contraddittorio: la verità è che il sito riporta con esattezza i dati anagrafici dei bovini, cioè quanto serve per la tutela dei consumatori; il resto, l’aggiornamento sulle macellazioni, è una questione a parte».
Vacche vive anziché morte, numeri di matricola doppi, bovini iscritti due volte (vivi e macellati contemporaneamente): come può succedere? Lo spiega il professor Caporale: «Da quando l’anagrafe è entrata in funzione, non tutte le regioni si sono organizzate come dovevano, poi è accaduto che i numeri di matricola dei capi nati prima del ’99 sono stati cambiati, senza tener conto dell’informatizzazione; per finire ci sono regioni all’avanguardia che fanno di testa loro. Un esempio? La Lombardia impedisce agli allevatori di inserire i dati direttamente: gli aggiornamenti vengono spediti dalla Regione, ma in quantità talmente elevate che una volta ci hanno addirittura bloccato il server».
[dal Corriere della Sera del 15 dicembre 2002 – Grazia Maria Mottola]

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