Le facciamo un regalo?

Categoria : Scrivono di noi

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Natale Vegan. Menu vegetariani, cosmetici non testati sugli animali, abiti in cotone o pile, niente cuccioli sotto l’albero (sola eccezione, quelli abbandonati). Per una festa cruelty free.L’ultima voce in favore degli animali ha un padre illustre: J.M. Coetzee, premio Nobel di quest’anno, nel recentissimo Elizabeth Costello (verra’ pubblicato a gennaio da Einaudi), fa dire alla protagonista che la strage degli animali da macello e’ paragonabile allo sterminio degli ebrei durante l’Olocausto. Se lo scrittore sudafricano sceglie l’estrema provocazione, ognuno di noi puo’ modificare piccoli gesti quotidiani per abbracciare la filosofia del cruelty tree. Ovvero: evitiamo di far soffrire gli animali, almeno per quel che si puo’. Negli Stati Uniti un numero sempre maggiore di persone sostituisce il tacchino, principe dei pranzi del Ringraziamento ma anche di Natale, come il tofurky, a base di ingredientì vegetali, reperibile in negozi specializzati e via web, dal gusto e della consistenza del tutto simili altra tradizionale manicaretto (www.tofurky.com). Iniziativa particolamente lodevole se si sa che ogni anno in secondo il Dipartimento dell’agricoltura, sono allevati quasi tre cento milioni di tacchini – animali che non hanno mai visto la luce del giorno, mai respirato un po’ d’aria fresca, vissuti con il becco tagliato, zoppi e impediti in qualsiasi movimento dalle abnormi dimensioni di petto e cosce.
La sostituzione di un alimento di origine animale con uno vegetale e’ solo un esempio del lifestyle che evita, per motivi etici ed ecologici, ogni forma di sfruttamento degli animali e promuove l’utilizzo dì alternative senza crudelta’. Un’aspirazione che sta prendendo piede anche in Italia. «Le nostre iniziative, organizzate in occasione di eventi culturali e di concerti, attirano molta gente», ci dice Helena Deza Linares, giovane attivista fiorentina di Progetto Vivere Vegan, associazione italiana no profit che promuove la cultura totalmente non violenta (www.viverevegan.org). Helen e’ orgogliosa della foto scattata in compagnia di Moby, la pop star che, nel suo sito, ribadisco spesso di aver optato per il cruelty free. «Sono piu’ di cinquecentomila le visite al nostro portale negli ultimi due anni», aggiunge Stefano Momentè di Veganitalia (www.veganitalia.com), altra realta’ senza scopo di lucro creata per dare informazioni a chi decide di assumere un comportamento piu’ consapevole verso gli altri esseri e verso il pianeta.
Per vivere almeno il Natale senza crudelta’ si parte, ovvio, dal cibo. Non solo dicendo un no deciso a carne e pesce (secondo le stime Eurispes del 2002, ci sono gia’ 2.900.000 vegetariani in Italia), ma anche uova e latticini. I motivi? «Le galline ovaiole, rinchiuse in gabbie strettissime o stipate in capannoni sempre illuminati, sono trattate come apparecchi produci-uova. I pulcini maschi vengono scartati e spesso macinati vivi, gettati nelle discariche o trasformati in mangimi. Le mucche da latte, geneticamente selezionate per produrne enormi quantita’ e percio’ inseminate di continuo, non possono nutrire i vitellini che, strappati subito alle madri, vivono in box isolati, dove sono sottoposti a una dieta priva di ferro per renderli anemici, quindi dalla carne piu’ bianca», spiega Enrico Moriconi, medico veterinario, autore di Le fabbriche degli animali (Edizioni Cosmopolis). «Gli allevamenti intensivi, da cui proviene quasi la totalita’ dei cibi di derivazione animale, sono nascosti alla vista dei consumatori da pareti ben solide. Le condizioni di vita comportano dolore e fortissinio stress nei capi, tanto da richiedere la somministrazione continua di farmaci».
Niente scuse: l’alimentazione senza ingredienti animali non e’ meno varia e appetitosa. A giudicare dal tutto esaurito agli stand del primo Vegfestival italiano, tenutosi in settembre a Torino, e’ tutto il contrario. lì variopinto universo del cibo cruelty tree comprende ricette stuzzicanti come il pate di melanzane; la fonduta di frutta immersa nel cioccolato nero sciolto; la soia in stile giapponese o nei piu’ classici piatti mediterranei; i cereali antichi, come il farro, serviti in ricette moderne; morbidi falafel o variazioni sul tema curry di verdure e riso basmati. Il versatile totu e il piu’ deciso seitan sono ormai reperibili, nelle tante forme piu’ o meno elaborate, presso la grande distribuzione e i piccoli negozi di generi naturali e bio. «Abbiamo scelto di seguire la nostra filosofia di vita non violenta proponendo alimenti di qualita’, sfiziosi e sani, a base solo vegetale», spiegano Elena Storai e Fabio Baracani, giovani proprietari del nuovissimo ristorante BalIa coi Lupi di Firenze (tel. 055.211.364). Per organizzare i menu e sperimentare ingredienti inconsueti, basta curiosare tra gli scaffali delle librerie, oppure mettersi a navigare sui numerosi siti web, in inglese e in italiano.
Cruelty free, pero’, non e’ solo cibo. Anche per l’abbigliamento, si possono scegliere materiali che non comportano sofferenza per gli animali.
Per cominciare, niente seta: i bachi vengono bolliti o passati al microonde, per impedire che uscendo dal bozzolo rompano i preziosi fili. Meglio evitare, se sì vuole essere davvero coerenti, anche la lana, visto che viene prodotta in prevalenza in Australia, in Nuova Zelanda e in Sud America, luoghi dalle elevate escursioni termiche stagionali, dove ogni anno oltre un milione di ovini muore per il freddo e le ferite. Infatti, la tosatura viene effettuata in ambienti riscaldati a quaranta gradi per rendere gli animali piu’ docili, il piu’ velocemente possibile, con mezzi meccanici o da personale retribuito a seconda della quantita’ di vello tagliato. Non presentano problemi di coscienza, invece, cotone, velluto. cmiglia e tessuti hi-tech come la microfibra e il pile. «Ci stiamo orientando sempre piu’ verso indumenti e corriplenienti in canapa, perche’ sì tratta di una fibra equa e sostenibile, che cresce senza l’ausilio di pesticidi e fertilizzanti. Tra i materiali sintetici privilegiamo invece il pile, ottenuto dalla plastica riciclata», precisa Manlio Massi dì Progetto Gaia, l’associazione milanese impegnata, anche online, nella promozione di un consumo piu’ rispettoso (www.progettogaia.org).
E gli accessori? Spesso la pelle e’ un sottoprodotto della macellazione, ma accade anche Il contrario. E poi, chi vuole indossare pezzi di animale? La scelta spazia dai modelli classici a quelli tendenza, dall’ecopelle al goretex, dalla tela alla rafia; insomma, tutto cio’ che non e’ mai stato un essere vivo. Portafogli e cinture, borse e borsoni, “chiodi” e mocassini, sneaker, anfibi e sandali, tacchi a spillo o ciabattone: i fabbricanti e gli stilisti di oggetti “senza crudelta’” crescono, e annoverano tra le loro file celebrita’ come Stella McCartney. Su Internet spuntano negozi e boutique. Il Crueltyfree Shop e’ un vero e proprio emporio virtuale, che propone articoli di tutti i generi: abiti ma anche pasticcini (www.crueltyfreeshop.com). Le linee e gli assortimenti si moltiplicano ma, per quanto riguarda le calzature, il fornitore cult rimane Vegetarian Shoes, fondato nel 1990 a Brighton, in Gran Bretagna, e decollato quando Robin Webb decise di utilizzare come materiate un tessuto da vela, morbido e traspirante come la pelle. «Spediamo scarpe in tutto il mondo e i punti vendita che trattano i nostri articoli aumentano», scrive Webb nell’introduzione al sito. «Cerchiamo costantemente di migliorare cio’ che realizziarno. Il nostro scopo e’ avere prodotti il piu’ possibile rispettosi, oltre che degli animali, delle persone e dell’ambiente» (www.vegetarian-shoes.co.uk).
Il no piu’ antico e piu’ deciso, che trova d’accordo anche chi non e’ particolarmente animalista, e’ quello alle pellicce.
Sostituite dal peluche di cotone o sintetico. Gianluca Felicetti della Lav (Lega antivivisezione) precisa: «Sono circa 24 le volpi, anche 54 i visoni, fino a 200 gli ermellini utilizzati per un solo capo d’abbigliamento, e milioni gli animali uccisi ogni anno negli allevamenti o nei loro habitat naturali». Anche piuma e piumino d’oca, frullo di operazioni dolorosissime per i volatili, possono essere sostituiti con dignita’ da imbottiture in fibrefil o in altri materiali. E i gioielli? In metalli piu’ o meno preziosi, plastica, gomma, legno, ovviamente senza perle. No ad avorio e tartaruga, piumette e ossicini; via libera a pietre e monili colorati. Per l’arredamento, stessi principi di non crudelta’: divani e poltrone in tessuto, aboliti gli status-symbol in pelle, niente vacchettone nere su cui stendersi ma coperte di pile o microfibra. Atmosfera romantica e natalizia garantita grazie alle candele a base vegetale. Profumi? Ira gli elementi base dell’arte profumiera ci sono il musk animale e lo zibetto, sostanze estratte dalle ghiandole di mammiferi. Meglio quindi orientarsi su bouquet di sicura provenienza verde, con fragranze floreali e speziate. Sempre per il capitolo bellezza: i prodotti per il make up, i saponi, i bagnoschiuma, i cosmetici e i detersivi vanno scelti tra quelli non testati su animali e con componenti solo vegetali. per sapere quali sono, si puo’ consultare le liste di produttori “positivi” come quelli che, sottolinea Felicetti, «hanno aderito a uno Standard internazionale, rappresentato in Italia dalla Lav. Garantiscono non solo di non effettuare direttamente o commissionare test su animali, ma anche di non testarli e di mantenere la stessa linea di comportamento nei confronti degli ingredienti gia’ in uso». Utilissima la Guida ai prodotti non testati su animali di Antonella De Paola (Edizioni Cosmopolis), compilata dopo una meticolosa analisi degli studi di consumo critico.
E se, a Natale, si vuole fare un regalo benefico”, oppure un investimento, e’ doveroso scegliere gii organismi giusti, strutture che non finanzino ne’ utilizzino la ricerca su animali.
Per averne la certezza, basta rivolgersi a compagnie come l’Ethical lnvestors Group, che dal 1989 garantisce il servizio Cruelty Free Money; in altre parole, evita di proporre investimenti in aziende legate alla produzione, alla lavorazione o alla vendita di prodotti testati su animali o all’industria zootecnica (www.ethicalinvestors.co.uk/cfm.htm). Ottima idea l’aiuto monetario immediato per rifugi e canili. Devono essere pero’ di comprovata serieta’ e trasparenza; le adozioni a distanza vanno verificate. Niente cuccioli sotto l’albero (che sara’ artificiale, anche le piante hanno un’anima), perche’ non sono giocattoli e per non incentivare il commercio di cani, gatti, furetti e altri piccoli animali. Se davvero i vostri amici apprezzerebbero una bestiola – e, ovvio, hanno tempo, capacita’ e voglia di occuparsene – sceglietela al canile (molti hanno anche i gatti). Anche per quanto riguarda gli intrattenimenti classici delle festivita’ invernali, il comportamento deve essere coerente con la scelta cruelty free: no al circo e allo zoo.
[La Repubblica, D, 6 dicembre 2003 – di Paola Segurini]

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