Alimentazione e aggressività umana

aggressivo2Ciò che influisce sul corpo condiziona la mente e la coscienza. Da come mangia e soprattutto da cosa mangia si riconosce la natura degli uomini.
La biochimica dei neurotrasmettitori è in grado di spiegare scientificamente le radici alimentari dell’aggressività umana. Gli alimenti, infatti, condizionano il biochimismo cerebrale, il pensiero e quindi il comportamento delle persone.
Il nostro cervello è una macchina che funziona prevalentemente a glucosio, utilizza da solo, infatti, l’80% del glucosio prodotto dal nostro organismo, cioè circa 200 grammi al giorno. Questo zucchero semplice (che viene dalla frutta e dagli amidi che lo trasformano appunto in glucosio) in natura è presente solo nei vegetali.
La demolizione delle proteine animali comporta la liberazione di alcuni aminoacidi precursori di neurotrasmettitori che hanno la capacità di condizionare il comportamento degli uomini. Questo avviene perché la carne, compresa quella di pesce, fa aumentare i livelli dell’aminoacido tirosina e l’accumulo nel cervello dopamina e adrenalina che sono i due neurotrasmettitori responsabili della grinta e dell’aggressività tipica degli animali predatori.
La carne fa diminuire il livello di serotonina (neurotrasmettitore sintetizzato a partire dal triptofano) la cui produzione viene stimolata dagli alimenti vegetali. Un eccesso proteico comporta carenza di triptofano e serotonina con conseguente nascita di un comportamento energico, aggressivo e violento.
Gli alimenti vegetali, essendo ricchi di amido e fibra, influenzano la concentrazione di triptofano nel cervello aumentandone la disponibilità ad essere trasformato in serotonina la quale ha la caratteristica di predisporre l’uomo alla serenità, alla tolleranza, alla creatività, alla socievolezza, al superamento degli stadi d’ansia e di depressione, al controllo del desiderio smodato di dolci, al rilassamento, alla calma, al comportamento pacifico, alla gioia, al gioco ecc. Inoltre lâalimentazione vegetariana ha la peculiarità di indurre il ritmo di base “alfa” che caratterizza un cervello cosciente e vigile accompagnato da un senso di benessere generale analogo allo stato di meditazione che permette allâindividuo di entrare in contatto con le realtà più profonde della sua vera natura favorendo immaginazione e creatività.
Il triptofano, essendo un aminoacido “essenziale” è presente nel cibo vegetale ma anche nella carne. Però il tripotano della carne, come degli altri cibi iperproteici, invece di incrementare nel cervello la serotonina ne provocano la diminuizione, perché all’aumentare nel sangue del triptofano aumentano anche altri due aminoacidi, la leucina e la tirosina in misura maggiore del triptofano i quali impegnano i meccanismi di trasporto degli aminoacidi a scapito del triptofano il quale giunge nel cervello in dosi molto basse provocando, di conseguenza una diminuizione della serotonina con conseguente nascita di aggressività, angoscia, agitazione, propensione alla lotta.
Anche la sottrazione di calcio operato da parte degli alimenti scompensati sotto il profilo acido/basico genera aggressività nell’individuo. Il latte della specie umana ha una percentuale di 1 a 3 nel rapporto calcio-fosforo, mentre la carne ha un rapporto di 1 a 50. Un eccesso di fosforo comporta la caduta del tasso di calcio con conseguente instaurazione nel comportamento umano di irritabilità e aggressività. Statistiche comparative documentano un aumento parallelo tra consumo di carne e incremento della violenza e della criminalità specialmente nei paesi più sviluppati.
Altra causa di aggressività umana è lo zucchero raffinato vero e proprio ladro di calcio e di vitamine del complesso B (quelle necessarie al corretto funzionamento delle cellule cerebrali). E’ stato più volte sperimentato che all’aumentare dello zucchero nella dieta umana aumenta l’aggressività e l’irritabilità, specialmente nei bambini e l’individuo è più sensibile allo stress, per contro ad una riduzione del quantitativo di zuccheri raffinati diminuisce notevolmente l’ansia, la competizione, il comportamento violento dell’uomo.
A questo è da aggiungere il fatto che la violenza diretta esercitata sull’animale da parte dell’uomo abitua l’individuo alla durezza di cuore, all’insensibilità verso la sofferenza altrui, alla crudeltà, mentre la violenza indiretta, da parte di coloro che mangiano la carne ma delegano ad altri il compito di uccidere l’animale, induce a legittimare la legge del più forte sul più debole, del fine che giustifica i mezzi e quindi la tendenza a sottrarsi alle proprie responsabilità verso gli effetti delle proprie scelte di vita. La propensione a delegare ad altri ciò che ci ripugna ? la causa di ogni delitto.

Franco Libero Manco

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