Osteoporosi: il latte non aiuta, meglio le fonti vegetali di calcio

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In riferimento ai numerosi articoli di divulgazione pseudoscientifica comparsi in occasione della giornata mondiale contro l’osteoporosi, ecco la risposta di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana.In riferimento ai numerosi articoli di divulgazione pseudoscientifica comparsi in occasione della giornata mondiale contro l’osteoporosi, che consigliano l’assunzione di larghe quantità di calcio con la dieta, identificando nel latte e nei suoi derivati la fonte primaria di questo minerale (sottintendendo inoltre più o meno larvatamente la non adeguatezza delle diete a base di cibi vegetali) Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana-SSNV, da sempre impegnata a fornire una corretta informazione sui rapporti tra dieta e salute, precisa quanto segue.
L’osteoporosi è una malattia complessa, influenzata da una varietà di fattori, genetici, dietetici e legati allo stile di vita. Alcuni studi, basati sull’incidenza delle fratture di femore, indicano che l’osteoporosi sarebbe una malattia meno diffusa nei Paesi emergenti, dove la dieta è prevalentemente basata su cibi vegetali.
Non sono disponibili molti dati a sostegno di una differente densità minerale dell’osso tra non-vegetariani e lacto-ovo-vegetariani nei Paesi Occidentali. Sono inoltre disponibili pochissimi dati affidabili sulla salute dell’osso nei vegani: se alcuni studi suggeriscono che la densità ossea sia ridotta in questi soggetti, un recente studio condotto su soggetti a dieta vegana estrema (crudisti), pur confermando il riscontro
di ridotta densità ossea ha evidenziato come la concentrazione dei marcatori del ricambio osseo e lo stato della vitamina D non siano differenti da quella del gruppo di controllo, indicando come questi soggetti non corrano un rischio più alto di frattura. Nelle diete vegetariane, la ridotta o assente assunzione di proteine animali e i più elevati introiti di fitoestrogeni, potassio e vitamina K possono essere d’aiuto per proteggere la salute dell’osso.
Un certo numero di studi ha infatti dimostrato che elevate assunzioni di proteine, in particolare se ottenute da cibi animali (quindi anche da latte e formaggio), sono responsabili di un’aumentata escrezione di calcio, elevandone il fabbisogno: questo effetto è ritenuto riconducibile all’aumentato carico acido derivante dal metabolismo degli aminoacidi solforati. Vi sono prove che le donne in post-menopausa che seguano diete ricche di proteine animali e povere di proteine vegetali, presentino un elevato ritmo di perdita dell’osso ed un rischio molto aumentato di frattura di femore.
L’importanza per la salute dell’osso di abbondanti assunzioni di calcio nell’età dello sviluppo è inoltre tuttora controversa. Secondo uno studio recente apparso su Pediatrics, il consumo in quest’epoca del ciclo vitale di calcio alimentare a partire dai derivati del latte risulterebbe ininfluente per la crescita e la resistenza dell’osso, al contrario dell’esercizio fisico.
Il calcio è un minerale molto importante per l’organismo, e
l’intelligenza della Natura ha fatto sì che esso sia disponibile da
svariate fonti. Ad esempio, le verdure a basso contenuto di ossalati (broccoli, verze, cime di rapa) forniscono calcio ad elevata biodisponibilità (dal 49 al 61%); in confronto, il latte vaccino contiene calcio con una biodisponibilità compresa fra il 31 e il 32%, pari a quella del tofu ottenuto con il solfato di calcio e dei succhi di frutta fortificati. Il latte di soia fortificato, i semi di sesamo, le mandorle ed i fagioli rossi e bianchi contengono calcio con una biodisponibilità compresa tra il 21 e il 24 %. I fichi ed i cibi a base di soia, come i fagioli di soia cotti ed il tempeh forniscono calcio supplementare. Anche se le verdure ricche di ossalati (spinaci, foglie di rapa e bietola da coste) non sono buone fonti di calcio utilizzabile nonostante il loro elevato contenuto di calcio, alcuni cibi che contengono elevate quantità sia di fitati che di ossalati, come ad esempio i prodotti a base di soia, sono comunque in grado di fornire calcio ben assimilabile.
Mentre gli introiti di calcio dei lacto-ovo-vegetariani sono comparabili od addirittura superiori a quelli dei non-vegetariani, quelli dei vegani tendono ad essere più bassi, ma il rapporto calcio/proteine della dieta,
maggiormente predittivo dello stato di salute dell’osso è simile, o inferiore, a quello dei non-vegetariani.
Anche se tutti i vegetariani devono rispettare l’assunzione delle dosi raccomandate di calcio, va precisato che questo fabbisogno è stato calcolato in una popolazione onnivora ed è quindi probabile che risulti superiore a quanto per loro effettivamente necessario. La scelta di cibi ricchi di calcio, così come l’utilizzo di cibi fortificati e di acque minerali ricche di calcio, può comunque permettere ai vegani di raggiungere agevolmente questi valori. Questo può essere realizzato, negli adulti non in gravidanza e non in allattamento, consumando almeno
8 porzioni al giorno di cibi che forniscano dal 10 al 15%dell’introito adeguato di calcio.
Sulla potenziale nocività del latte vaccino e dei suoi derivati sono
presenti in letteratura svariate segnalazioni, che lo mettono in
relazione con una maggior incidenza di malattie vascolari, sindrome metabolica, alcuni tipi di tumore, malattia di Parkinson. Pertanto, continuare a spingere verso un aumento dei consumi di calcio alimentare proponendo il latte e i sui derivati come fonti primarie di questo minerale, ma evitando di informare su quelle che sono le fonti non-animali alternative, si configura come una informazione scorretta, che spinge la popolazione verso maggiori consumi di cibi non salutari,
mettendo a rischio la salute pubblica per malattie ben più gravi
dell’osteoporosi, senza oltretutto evidenza certa che questo tipo di intervento sia in grado di risolvere il problema dell’osteoporosi stessa.

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