Diventare vegetariani: scelta morale che fa pure bene

Categoria : Altro

Risposte : Nessun commento

Sono sempre di più gli amanti degli animali che, anche nella provincia di Lecco, decidono di unirsi ai quasi tre milioni di vegetariani italiani. Un sondaggio dell’Eurispes ha stimato che il loro numero si è raddoppiato in meno di tre anni e che nel 2050 saliranno a 30 milioni: la metà circa della popolazione. Nel mondo, il primato va all’India: un abitante su cinque è vegetariano. In Europa la loro patria è la Gran Bretagna, con quasi 6 milioni di adepti. Ovunque i proseliti sono per lo più giovani.
Un fenomeno di dimensioni gigantesche, che trova motivazioni per lo più di carattere etico o legate a movimenti ecologisti – quelli che dicono: «Bandite dalla vostra tavola, insieme alla violenza, anche la chimica». In altri casi si tratta semplicemente di una questione di mode, seguendo l’esempio di questo o di quell’attore di Hollywood.
Certamente, non mangiare carne, né pesce, né altri prodotti animali non è poi difficile, soprattutto in un Paese come il nostro ricco di cereali, frutta e verdura. Nuovi e vecchi vegetariani sembrano avere in comune il fatto di sentirsi bene. Per loro, l’addio alla bistecca è dettato dalla volontà di non nuocere ai “fratelli” viventi; il rispetto per gli animali presuppone lo stop alla barbarie degli allevamenti intensivi. Al cambio di dieta danno man forte i nutrizionisti, che esaltano le proprietà salutari dei vegetali e mettono in guardia dai grassi della carne. Del resto, autorevoli studi epidemiologici e clinici hanno dimostrato che i vegetariani, la cui alimentazione è basata su cereali, legumi, frutta, verdura e oli vegetali, hanno una minore mortalità per malattie cardiovascolari e tumori, nonché una maggiore resistenza alle infezioni.
Finché la dieta rimane latto-ovo-vegetariana sembrerebbe non esserci nessun problema ma la rinuncia totale ai prodotti d’origine animale provocherebbe serie carenze di aminoacidi essenziali, vitamina B12 e ferro, indispensabili all’organismo. Risulta, infatti, impossibile compensare completamente questi deficit con integratori. È questa la condizione di chi abbraccia la filosofia vegana. Oltre ad escludere appunto i latticini, le uova ed i prodotti di origine animale, i vegani partono dal concetto che tutti gli esseri viventi abbiano uguale valore, per raggiungere uno stile di vita che elimini il più possibile ogni forma diretta o indiretta di sofferenza per qualsiasi animale. Niente cuoio, niente lana, niente seta, niente detersivi o prodotti testati su animali.
Molto chiara è la posizione degli animalisti della Lav, l’associazione che più di ogni altra promuove la campagna pro-vegetarianesimo. «Il nostro sistema di allevamento ha ridotto milioni di animali a semplici macchine di trasformazione violandone tutte le caratteristiche etologiche, arrivando a somministrare loro sostanze nocive come antibiotici e promotori della crescita. – sostengono – Mucca pazza è solo uno dei prodotti dell’allevamento intensivo e le ricorrenti crisi sanitarie dimostrerebbero l’insostenibilità delle “fabbriche animali” sia per gli animali stessi che per la salute dei consumatori».
In realtà, la tutela del consumatore è proprio un punto di forza per il nostro Paese. Oggi, carne, pesce ed i prodotti derivati vengono venduti in Italia con la certificazione di filiera. Si tratta di una sorta di carta d’identità che ne documenta la provenienza. Interessante è infine la posizione del professor Umberto Veronesi, illustre vegetariano. «La mia scelta è dettata solo da motivi etici, dal rispetto per la vita di altri esseri viventi. – ha detto – Sono vegetariano per ragioni filosofiche, ho il massimo rispetto per la vita in tutte le sue forme: non mi piace festeggiare i piaceri della tavola a spese di altri esseri. Inoltre, limitare il consumo di alimenti contenenti grassi di origine animale è una delle raccomandazioni del Codice europeo contro il cancro».
[da La Provincia di Lecco – 6 febbraio 2006]

Aggiungi il tuo commento