Meglio gli spinaci della carne rossa

Categoria : Ambiente ed ecologia

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C’è chi ne fa una questione di principio: i vegetariani, in crescita anche in Italia, rifiutano di nutrirsi con la soppressione di animali. Ma anche chi non ha optato per questa scelta radicale può ridurre o annullare il consumo di carne rossa, almeno per una settimana, ottenendo un beneficio ambientale. Il perché lo spiega Jeremy Rifkin in Ecocidio: nel mondo ci sono 1,3 miliardi di bovini, un’immensa mandria che occupa, direttamente o indirettamente, il 24 per cento della superficie terrestre e consuma una quantità di cereali sufficiente a sfamare centinaia di milioni di persone. Il punto è che il consumo di carne – in particolare di carne rossa – è un lusso in termini di risorse impiegate per la nutrizione: un ettaro coltivato a cereali produce cinque volte più proteine di un ettaro destinato alla produzione di carne; un ettaro coltivato a spinaci 26 volte di più. Per questo molti ambientalisti chiedono di modificare lo stile alimentare evitando gli eccessi tipici, ad esempio, della dieta statunitense basata su un consumo pro capite che nell’arco della vita equivale a 7 manzi da 600 chili (gli europei sono più morigerati).

L’esigenza di ridurre il consumo di carne rossa si avverte con sempre crescente nettezza, visto l’andamento dei prezzi dei cereali che ha trainato un’ondata di aumenti di tutti i prodotti collegati a queste materie prime, compresi latte e carne: in sette degli otto ultimi anni il consumo mondiale di grano ha superato la produzione e sono state intaccate le scorte.

Oltretutto, come è noto, tagliare gli eccessi nel consumo di carne giova alla salute: la dieta mediterranea, che continua a guadagnare punti nella considerazione internazionale, è basata proprio sull’uso morigerato della carne che viene utilizzata come ingrediente all’interno di un menu in cui la verdura e la frutta giocano un ruolo centrale.

[da [url=http://www.repubblica.it/2007/11/speciale/altri/2007ambiente/carne-rossa-cianciullo/carne-rossa-cianciullo.html]repubblica.it[/url] – antonio cianciullo]

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