La lana e i vegani

tosatura-pecoraMolti pensano che la lana sia prodotta in maniera non cruenta. Purtroppo la realtà è molto diversa. Le pecore vengono selezionate e allevate affinché posseggano velli sempre più folti e ciò può portare, d’estate, a colpi di calore anche mortali, mentre, dopo la tosatura, in caso di abbassamento della temperatura, gli ovini possono morire per l’esposizione al freddo.
La lana, oggi, proviene tutta da allevamenti che contano milioni di capi, situati soprattutto in Sud America o in Australia. Gli animali subiscono innumerevoli sevizie, i maschi vengono castrati, a tutti viene tagliata la coda o praticato il mulesing (vedi sotto). Oggi, ormai, la tosatura è quasi totalmente automatizzata per misure standard e questo comporta il rischio che quando la pecora è fuori misura, le lame, che in pochi minuti hanno il compito di tagliare tutta la lana, taglino anche la carne. Dopo quattro anni di vita la lana cresce molto più lentamente e quindi l’animale è destinato alla macellazione.
Indossare lana non è necessario. La lana può essere sostituita da tessuti, altrettanto caldi e morbidi, come il pile, il velluto, la microfibra, la ciniglia, il cotone invernale, il cotone felpato, l’acrilico, la spugna di cotone. Oltre ai materiali citati ve ne sono numerosi altri senza crudeltà, vegetali o sintetici, come, ad esempio, il lino, la viscosa, l’acrilico, la canapa, il fustagno, il goretex, il nylon, il poliestere, il thinsulate, il polarguard, il fibrefill e la cordura. Sono materiali di alta qualità, l’impatto ambientale dei quali, durante il ciclo produttivo, è comunque minore rispetto alla produzione di prodotti con derivati animali, legati agli allevamenti – già di per sé molto dannosi per l’ambiente – e trattati con prodotti chimici.

IL MULESING. Per motivi climatici le pecore in Australia e Nuova Zelanda vengono assalite dai mosconi, soprattutto le pecore merino dalla lana molto folta. Le mosche prosperano nelle regioni dal sottosuolo verde permanente, in cui piove spesso. Il clima è di tipo continentale e presenta, tranne che nel Sud dell’Australia, solo delle piccole variazioni stagionali. Le mosche depositano le uova tra le pieghe della pelle calda, umida e poco areata, sporca di escrementi e di urina, nella zona dell’ano e dei genitali, rischiando di rovinare la lana. Per salvare il pregiato prodotto si arriva quindi alla dolorosa pratica del mulesing, amputando, senza anestesia, con delle forbici affilate, le piaghe della pelle intorno all’ano, la vulva e la coda degli agnelli, lasciando la carne viva e sanguinante . Queste ferite non vengono medicate e devono guarire e cicatrizzarsi da sole. Sul tessuto cicatrizzato non cresce più la lana, rimane liscio e senza pieghe e non attira più le larve.

Stefano Momentè

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