Il 93 % della soia consumata in Europa la mangiano gli onnivori

Ogni cittadino europeo consuma in media 61 kg di soia ogni anno. Tutti, non solo vegetariani e vegani. Il 93 % di questa soia (57 kg) è infatti nascosta nei mangimi utilizzati nell’allevamento animale. La quantità maggiore di soia (109 g per 100 g di prodotto) è contenuta nei petti di pollo, seguiti dalle uova (35 g di soia ogni 55 g), dai tranci di salmone (59 g ogni 100 g), dalle braciole di maiale (51 g di soia ogni 100 g di carne), dagli hamburger (46 g per ogni 100 g) e dal formaggio (25 g di soia per 100 g di formaggio). Queste informazioni sono state rese note alla vigilia della conferenza annuale della Tavola Rotonda per la Soia Responsabile (RTRS, Round Table on Responsible Soy) che si è svolta a Brussels il 18 e 19 maggio scorsi.
«La maggior parte dei consumatori europei non ha idea di quanta soia sia contenuta nella carne, nei latticini, nelle uova e nei pesci di allevamento che consuma ogni giorno – ha dichiarato Sandra Mulder, responsabile del gruppo di lavoro sulla soia del WWF – Ancora minore è la consapevolezza di quanto la soia nascosta abbia avuto un impatto devastante su alcuni dei più preziosi ecosistemi del mondo, come l’Amazzonia, il Cerrado e il Gran Chaco».
La soia è ormai il vero e proprio oro verde delle Amazzoni destinato in gran parte al nutrimento degli animali da carne degli altri continenti.
Blairo Maggi, il governatore di Mato Grosso, è il più grande proprietario privato di terreni di produzione di soia al mondo. Nel 2004 il Maggi Group ha fatturato 600 milioni di dollari producendo 2 milioni di tonnellate di soia, la maggior destinate al nutrimento degli animali da carne e da latte in Europa e in Asia.
In uno studio effettuato per il WWF qualche anno fa, l’analista ambientale olandese Jan Maarten Dros sosteneva che oggi la soia è il maggior responsabile diretto e indiretto della deforestazione. Diretto perché si sta convertendo la savana dalla sua naturale vegetazione in campi di soia, indiretto perché in questa regione molti allevamenti vengono rimpiazzati da coltivazioni della leguminosa da parte di agricoltori che affittano o acquistano la terra.
L’analisi dei dati di mercato evidenzia oggi inoltre che la Cina acquista circa il 65% della soia disponibile sul mercato mondiale, ovvero al netto della quota prodotta e non commercializzata ma reimpiegata direttamente, e si prevede che nel 2020 gli acquisti porteranno la percentuale al 70% (Taylor e Koo, 2011). Gli acquisti sono dovuti alla necessità di sostenere l’enorme ritmo di crescita della propria produzione zootecnica: con specifico riferimento al comparto carne, vi è stato un incremento produttivo pari al 5,80% annuo negli ultimi trent’anni, portando la stessa Cina a raggiungere il primato mondiale nella produzione di carni (28%) (Zhou et al. 2012).
Nel 2014 il Wwf ha pubblicato la Soy Report Card nella quale sono valutati i progressi di 88 aziende europee tra cui distributori, trasformatori, produttori di carne, uova e mangimi, arrivando alla conclusione di come le aziende europee non stiano facendo abbastanza per promuovere la produzione responsabile di soia.
Nel 2016 verrà pubblicata una nuova edizione della Soy Report Card, con valutazioni aggiornate sui progressi delle imprese europee rispetto all’acquisto di soia prodotta in maniera responsabile.

Stefano Momentè

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