Il diritto di avere diritti

Categoria : Animali

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Perché un uomo ha il diritto di non essere torturato ed ucciso mentre un animale non ha questo diritto? Perché la libertà e la vita di un uomo sono inviolabili mentre la libertà e la vita di un animale sono ritenute senza valore? Qualunque essere vivente ha per legge naturale il diritto a vivere la sua vita senza essere sfruttato, imprigionato, violentato o ucciso dall’uomo. E anche se nella legge della natura il più debole soccombe al più forte, questa è la legge degli animali predatori che non hanno alternativa per vivere, mentre l’essere umano può assicurare il suo sostentamento alimentare senza ricorrere all’uccisione degli animali.
A causa della visione antropocentrica del mondo, da sempre l’altro è stato considerato, aprioristicamente, l’essere umano. Ma l’etica della nonviolenza universale del Biocentrismo ritiene che le caratteristiche per cui l’essere umano abbia i requisiti per beneficiare di tale legge siano comuni anche agli animali e che l’altro sia qualunque individuo, umano e no, capace di provare gioia, dolore e di avere paura della morte. Se ciò che consente all’uomo di avere diritti è comune anche agli animali non è ammissibile che siano riconosciuti agli uomini e negati agli animali. E anche se è vero che la legge dei diritti richiede dei doveri, non tutti gli esseri umani rispettano questa legge eppure godono ugualmente di tali diritti.
I tre presupposti per cui si ritiene che solo l’uomo e non l’animale abbia diritto al rispetto, alla libertà e alla vita nascono dalla convinzione che l’uomo sia dotato di anima, di intelligenza e capacità di percepire il dolore. Ed anche se ormai nessuno oserebbe negare che anche gli animali siano (per differenti livelli) dotati delle medesime qualità espressive, l’atteggiamento dell’uomo non cambia e continua a considerare gli animali creature di serie B a disposizione della specie umana dominante, così come lo furono fino a qualche secolo fa gli schiavi neri nei confronti dei bianchi.
Molti filosofi hanno affrontato questo giusto quanto scabroso problema. L’utilitarismo di Peter Singer trova indiretta giustificazione anche sul piano etico se si considera che la sua teoria tende alla scelta del massimo bene che ne deriva sul piano pratico, anche se ha il difetto di essere una scelta egoistica. Mentre Tom Regan evidenzia l’intrinseco valore di ogni individuo il quale per il fatto di essere portatore di una vita ha diritto ad una giusta considerazione da parte degli esseri umani.
Il principio supremo, universalmente riconosciuto come simbolo di civiltà, di giustizia e di democrazia è: “Non fare ad altri ciò che non vorresti per te stesso.” Basterebbe solo questa regola di vita per porre fine ad ogni discordia umana e al planetario dolore degli animali, ma purtroppo si sa che questa regola è ampiamente disattesa. Se l’essere umano limita questa legge ai soli individui della sua specie cade nello specismo, nel disprezzo della vita e del dolore dell’altro, del diverso, di ciò che consente alla stessa vita di perpetuasi sulla terra e preclude nell’animo umano lo sviluppo del sentimento di amore e di compassione anche verso i suoi simili. Ma se l’uomo accetta di vivere secondo la legge del più forte di conseguenza dovrebbe anche accettare di buon grado l’idea che una razza superiore alla nostra venga a sottometterci, a schiavizzarci, a torturarci e ad ucciderci come facciamo noi con gli animali.
Le principali motivazioni per cui si ritiene che gli animali non abbiano il diritto ad avere la stessa considerazione degli umani sono le seguenti.
Gli animali non hanno un’anima. Questo presupposto, che non è dimostrabile, scaturisce dai testi biblici in cui Dio soffia nelle narici dell’uomo per renderlo un essere vivente. Ma esseri viventi sono innegabilmente anche gli animali, inoltre Dio soffia nelle narici solo dell’uomo, non della donna, pertanto l’anima (stando alla Bibbia) dovrebbe essere una prerogativa solo dell’uomo. Inoltre, la presenza dell’anima dovrebbe dare caratteristiche particolari all?essere umano, invece non vi è nulla nell’uomo che non sia presente anche negli animali. Ma noi sappiamo che l’uomo è frutto dell’evoluzione biologica. In quale periodo della sua evoluzione sarebbe entrata in lui l’anima? L’anima, io credo, sia ciò che rende le creature consapevoli del loro essere viventi, ciò che da ad ognuno, in base alla evoluzione della specie, la possibilità di prendere decisioni individuali. Per tanto l’anima è qualcosa che cel’hanno tutte le creature oppure non cel?ha nessuna.
Gli animali sono privi di intelligenza. L’intelligenza non è qualcosa di cui si è in possesso o si è privi del tutto ma è distribuita a vari livelli in ogni essere vivente in base alle sue necessità esistenziali e a seconda del suo stato evolutivo. Gli antenati dell’uomo non erano più intelligenti delle scimmie attuali. Ma se dovesse essere l’intelligenza a dar valore all’individuo allora non solo un computer potrebbe rivendicare maggior diritto al rispetto di molti esseri umani ma tutti i bambini, i cerebrolesi, i comatosi ecc. non avrebbero alcun diritto ad essere considerati soggetti di diritto dal momento che un cane, uno scimpanzé o un delfino sono più intelligenti di un bambino di un anno.
Gli animali non soffrono. Se un essere vivente non percepisse il dolore si autodistruggerebbe o si lascerebbe uccidere senza reagire e nulla esisterebbe nell’universo: la vita stessa si sarebbe estinta sul nascere. La gazzella che fugge davanti al predatore sa che la morte è dolore. La sofferenza è ciò che maggiormente consente l’evoluzione di un essere vivente. E’ la paura della morte, la sofferenza della fame che spinge gli esseri ad affinare l’intelligenza e l’astuzia in modo da sfuggire al predatore e ad organizzarsi in modo da non subire gli effetti degli elementi naturali. Pertanto non esistono esseri viventi immuni al dolore.
L’uomo è superiore agli animali. Se così fosse in che modo si manifesta la superiorità umana? Ciò che rende grande l’operato di un uomo è l’amore, la bontà d’animo, la compassione, la capacità di condividere la condizione dell’altro, la volontà di non nuocere. Ma tali qualità dell’animo non consentono di sentirsi superiori. Anzi, colui che possiede queste virtù morali sa che ogni prerogativa naturale deve essere al servizio dei più deboli e della vita e non usarla come un’arma contro i più indifesi. Come può essere superiore colui che si comporta in modo spregevole nei confronti di chi considera inferiore?
L’espressione più lodevole dell’uomo è senza dubbio quella di prodigarsi per coloro che non sono in grado di rivendicare i loro diritti, quello di amare e proteggere l’altro, il più inerme. L’animale è per antonomasia il più debole, il più inerme, il più diverso.
L’animale non capisce. Se è questo che può giustificare la reiezione degli animali allora potrebbero essere soggetti alla stessa regola tutti coloro che non sono in grado di intendere e di volere. E’ vero che quando il macellaio punta una pistola sulla fronte di un vitello il povero animale non sa(?) che sta per morire. Ma la semplicità dell’animale, il suo essere ignaro non suscita forse la stessa tenerezza di un bambino inerme ed inconsapevole delle intenzioni malvagie di un criminale? Se gli animali sono inermi ed indifesi come i bambini hanno il sacrosanto diritto ad avere la stessa considerazione.
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GLI ANIMALI HANNO IL PIENO DIRITTO A NON ESSERE IMPRIGIONATI, SFRUTTATI, VIOLENTATI ED UCCISI PER I SEGUENTI MOTIVI:
1) Per legge di natura ogni animale nasce libero ed ha la possibilità di fuga davanti al predatore. Pertanto se l’uomo reclude gli animali e li uccide senza dare a questi alcuna possibilità di scampo va contro le leggi della natura e quindi di Dio stesso che le ha stabilite.
2) Solo gli animali predatori (che non hanno alternativa per vivere) hanno il diritto di uccidere un altro animale, per questo sono dotati di artigli e zane, delle quali l’uomo è sprovvisto, mentre se l’uomo uccide un animale senza estrema necessità di sopravvivenza va contro la legge della natura e di Dio stesso il Quale ha sancito con il 5° Comandamento il divieto di “Non ammazzare”, estensibile dall’uomo ad ogni essere in grado di soffrire.?
3) La vita è sacra in qualunque forma fisica si manifesti e chi disprezza il valore dell’altrui vita disprezza la diversità delle cose che sono la condizione stessa affinché la vita possa manifestarsi sulla terra.
4) L’animale soffre se imprigionato, sfruttato, violentato, ucciso e l’indifferenza verso l’altrui sofferenza rende l’uomo moralmente, civilmente e spiritualmente peggiore perché lo inclina all’indifferenza verso il dolore del prossimo, che è la causa di ogni sventura umana.
5) Gli animali hanno un’anima dal momento che questa si esprime nella capacità di ogni individuo di autodeterminare la propria esistenza, di prendere decisioni individuali, di compiere o no una determinata azione, di scegliere il proprio compagno e il luogo dove allevare i propri cuccioli.
6) Gli animali hanno intelligenza nella misura in cui è necessaria e sufficiente alla loro vita e dipende dal loro grado di evoluzione. Senza raziocinio non vi sarebbe autodeterminazione.
7) Tutte le caratteristiche dell’essere umano sono presenti anche negli animali per il fatto che se l’uomo è al vertice di una piramide di evoluzione per capacità organizzativa non vi può essere interruzione con le altre dimensioni naturali con cui interagisce la sua vita e quindi il sentimento, l’intelligenza, il libero arbitrio, la capacità di percepire il dolore, la presenza dell’anima ecc. sono più o meno presenti in ogni specie: ma in nessuna sono manifeste totalmente come in nessuna sono assenti del tutto. Vi sono, infatti, animali che sono più intelligenti e più dotati di sentimento di molti esseri umani.
Finché l’essere umano interferirà nella vita degli animali non può sottrarsi all’obbligo di una legge che tuteli i loro diritti. Diversamente non ha alcun diritto di interferire nella loro vita.
FINCHE’ UN ANIMALE SARA’ RECLUSO NESSUN UOMO SARA’ LIBERO.
[franco libero manco]

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