BSE: l'emergenza non è finita!

Categoria : Mucca Pazza & Co.

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Sette casi nel 2001 con 1391 capi abbattuti e due casi nel 2002 con 446 capi abbattuti. La Bse, sindrome da spongiforme bovina, ha duramente colpito gli allevamenti della Bresciana.
Che, dopo l’abbattimento dei capi di bestiame, sono stati tuttavia risarciti con 2,4 milioni di euro. «Un indennizzo giunto dopo breve e che ha consentito a tutti i 28 allevamenti lombardi colpiti da Bse di superare senza troppi problemi la difficile prova e di riprendere l’attività di allevamento e di produzione di carne», Come ha precisato l’assessore regionale all’Agricoltura, e vicepresidente della Regione, Viviana Beccalossi. Viviana Beccalossi è intervenuta al convegno organizzato dal servizio sanità animale dell’Asl bresciana su «Bse è finita l’emergenza? Quali le azioni per una sorveglianza efficace». All’inizio dei lavori, una presa di posizione forte di Ezio Lodetti, direttore dell?Istituto zooprofilattico che ha sottolineato come l’istituto da lui diretto, tra quelli che hanno lavorato nella fase dell’emergenza e che continuano a lavorare nello studio e nella prevenzione della Bse, non sia stato invitato al tavolo dei lavori. Polemica in parte rientrata dopo i pubblici ringraziamenti di Cornelio Coppini, direttore generale dell’Asl, a tutti i veterinari e gli operatori dello Zooprofilattico e di Viviana Beccalossi. «È servito in modo forte, sia nella fase dell’emergenza sia ora, l’aiuto dello Zooprofilattico senza il quale la crisi non sarebbe mai stata superata – ha sottolineato l’assessore -. La Regione ha fatto in modo che le analisi venissero svolte nel modo più rapido possibile e ha finanziato progetti e ricerche per test rapidi: il mio augurio è che il test venga individuato in Lombardia, ed è questo uno degli obiettivi ai quali stiamo lavorando». È finita, dunque, la fase dell’emergenza? «Se per emergenza significa affrontare con mezzi straordinari una evenienza episodica, direi di sì. Ma se il termine emergenza vuol dire evidenziare e fare emergere un problema prima non conosciuto – ha detto Coppini -, e che deve essere monitorato e prevenuto per poterlo controllare, direi che, forse, l’emergenza continua». Come affrontarla, dunque? Con la prevenzione. Ne è fermamente convinto Silvestro Abrami, responsabile del Servizio sanità animale dell’Asl, che ha illustrato il percorso intrapreso. Un lavoro che viene svolto congiuntamente dai servizi veterinari dell’Asl e dall’Istituto zooprofilattico e che consiste nella sorveglianza epidemiologica e passiva, nell’eliminazione del materiale a rischio e nella formazione di operatori. La sorveglianza attiva consiste nell’esecuzione sistematica dei test per verificare se l’animale è stato colpito dalla Bse; quella passiva, invece, prevede la verifica dei sintomi nervosi negli animali per escludere ogni eventuale sospetto di malattia. «Malgrado le grosse difficoltà esistenti – ha spiegato il dott. Abrami -, siamo riusciti ad avere la segnalazione di nove casi sospetti. I capi sono stati poi abbattuti e si è rivelato un falso allarme; tuttavia, credo che questa sia la strada da percorrere per cercare di prevenire la malattia ed evitare di abbattere tutta la mandria». Poi, l’eliminazione del materiale prevalentemente a rischio che viene tolto dalla catena alimentare e bruciato Si tratta di un’attività che implica un notevole impegno ai vari livelli della filiera alimentare: dai macelli ai laboratori di sezionamento delle carni, ai depositi intermedi del materiale fino agli impianti di incenerimento. Alcuni dati: nel 2001 sono stati macellati e controllati 118mila capi di bestiame, sono state rimosse 7873 tonnellate di materiale a rischio e sono state distrutte nell’inceneritore 22.326 tonnellate di farine alimentari. Ancora, sono stati controllati 4244 impianti. Infine, la formazione. I veterinari dell?Asl sono 120, mentre quelli iscritti all’Ordine sono cinquecento. Formazione ed aggiornamento continui permettono maggiore dimestichezza nel riconoscere i sintomi della malattia fin dal loro primo manifestarsi. «Il dimezzamento in un anno dei casi di Bse in Lombardia non è casuale, ma un segnale importante – ha concluso Viviana Beccalossi -. Da questo segnale capisco è che dobbiamo procedere con determinazione, perchè l’obiettivo è quello di portare la Regione fuori dalla Bse in breve tempo nel rispetto delle normative e, soprattutto, dei consumatori. Per raggiungere questo scopo è necessario che Sanità e agricoltura lavorino insieme, ed è quello che è stato fatto in Lombardia».

[dal Giornale di Brescia del 10 novembre 2002]

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