Il biologico

Schermata 2014-12-23 alle 10.57.12Al termine biologico si tende a dare una valenza impropria. La parola bios, vita, crea spesso confusione. Anzi, a mio avviso, è volutamente ingannevole. Al posto di biologico sarebbe stato sicuramente meglio utilizzare anche in Italia la dicitura organic, organico. La produzione biologica infatti ha poco a che fare con la vita. È tale solo se rispetta le normative europee ed italiane in materia.
Il sistema di controllo e certificazione stabilisce regole non per il singolo prodotto, ma per l’intero processo produttivo. Si parla di prodotto da agricoltura biologica e si fa riferimento solo alla conduzione agricola.
Ecco le regole in sintesi:
• le lavorazioni non devono essere troppo profonde;
• va rispettata la rotazione;
• sono ammessi concimi e prodotti per la difesa, purché di origine naturale (letame, stallatici, polline, residui della macellazione);
• no invece ai diserbanti, tutti di origine chimica;
• no alle monocolture, sì all’alternanza di colture;
• colture il più possibile autoctone, e quindi più resistenti alle avversità;
• sì all’introduzione di leguminose che arricchiscono il terreno di azoto;
• sfruttare il meno possibile il terreno; nell’agricoltura biologica si punta più alla qualità che alla quantità.

Per quanto riguarda gli allevamenti biologici, cambia poco rispetto a quanto già scritto. E nulla rispetto al fatto che gli animali vengono comunque sfruttati per diventare cibo. Eccone una descrizione standard:
«In questi allevamenti un importante criterio è la scelta della razza dell’animale, di provenienza rigorosamente rustica e propria di quel particolare territorio. Agli animali non vengono somministrate alcune sostanze sintetiche per condizionarne la crescita, ma vengono utilizzati solo sistemi nutrizionali naturali. I mangimi sono rigorosamente formati da ingredienti di origine vegetale e biologica. Al bando gli ormoni e gli antibiotici e le uniche cure consentite sono quelle omeopatiche. Sono vietati il trapianto degli embrioni e l’uso di ormoni per regolare l’ovulazione eccetto in caso di trattamento veterinario di singoli animali. L’impiego di razze ottenute mediante manipolazione genetica è vietato. Devono esserci, inoltre, ampi spazi perché gli animali possano muoversi e pascolare liberamente».

L’AGRICOLTURA VEGAN
In Italia, l’agricoltura in genere utilizza concimi di origine animale. Anche quella biologica. Prodotti come letame, sangue e ossa vengono normalmente riversati sui terreni per fertilizzarli. Questo, per un vegan, è un problema. Ma esiste l’alternativa. Aziende come la Lebe Gesund , in Germania, ad esempio, che utilizzano, con ottimi risultati, solo concimi vegetali e minerali. Al posto di sangue e ossa, generalmente utilizzati per ricavare nitrati e fosfati, si usano le alghe marine; al posto del letame un compost di foglie e legno. Un’agricoltura di tipo vegano si chiama veganic, per differenziarla da organic, organico, biologico.

Stefano Momentè

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