Il gusto di essere vegan

Categoria : Lifestyle

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Tribù. Si arrabbiano se li chiami fanatici. Difendono uno stile di vita verde, estremo ma affascinante. Sono sempre di più. A Torino tre giorni per incontrarli.Dici vegan e ti viene in mente quell’asceta un po’ bizzarro, a volte persino antipatico, che non mangia nulla che abbia avuto gli occhi. Un vegetariano intransigente che evita persino le uova, le mozzarelle e il miele, considerato che vengono da animali sfruttati. Ti chiedi, ma cosa mangia, come vive uno così? E girerai alla larga. Eppure la scelta vegan conquista nuovi adepti anno dopo anno. E vale la pena saperne qualcosa di più. A Torino, dal 17 al 19 giugno si svolge il Vegfestival, una tre giorni all’insegna del verde (www.vegfestival.org, vedi sotto). Dopo la partenza in sordina del 2003 e le prove generali dell’anno scorso che hanno visto la partecipazione di ben 10 mila persone, quest’anno il Vegfestival si prospetta come un evento multiforme. “Un appuntamento di tre giorni, aperto al pubblico, con spettacoli, intrattenimenti, bar e ristoranti sempre aperti, non esiste in nessun altro posto del mondo”, assicura Marina Berati, tra gli organizzatori. “Di solito ci si limita a convegni per attivisti o a eventi di una sola giornata, come l’Heart of England Vegan Festival (www.veganfestivals.org.uk) che si terrà in Gran Bretagna proprio lo stesso giorno, il 18 giugno. Nonostante l’isola britannica sia la patria del veganismo, non si prevede una partecipazione massiccia come quella della kermesse torinese”.
Che l’affluenza sia l’effetto di documentari come Super Size Me, il film di Morgan Spurlock che descrive la discesa agli inferi di un uomo che mangia per un mese da McDonald’s? O è un modo per scongiurare l’approdo sulla nostra penisola del Monster Thickburger, l’ultima trovata dei fast food americani: 350 grammi di hamburger (di cui 107 di grassi) per 1.420 calorie
Comunque sia, il meeting sotto la Mole si prospetta come una full immersion nel quotidiano di chi vive all’insegna della consapevolezza. In barba ai detrattori, a chi vuole per forza fare del vegan un personaggio astioso e fuori dal mondo, o un maniaco salutista, il Vegfestival dimostrerà che la scelta vegan è possibile e facile. “E che i vegan non sono tutti uguali, non hanno una religione o una convinzione politica comune”, incalza Berati. Non sono persone strane, ma del tutto normali e di tutti i tipi. La loro unica “stranezza”: non voler fare del male agli animali.
Il veganismo è un universo: prova a chiedere a cento vegan il perché della loro scelta. Avrai cento risposte diverse. Basta leggere il divertente Diventa vegan in 10 mosse di Marina Berati e Massimo Tettamanti, pubblicato questa primavera da Sonda e oggi manifesto del mondo vegan. Primo: vegan non è solo alimentazione. E alimentazione non è solo la somma di carboidrati e proteine. È una decisione che cela un mondo di priorità e convinzioni.
C’è chi non ammette la sofferenza degli esseri viventi e non vuole esserne complice. Magari ha visto il corto Flashes of flesh di Alex Arrigoni e Claudia Candido (vedi sotto) e nel momento in cui il vitellino veniva incanalato in un corridoio cieco, la pistola puntata alla testa, ha cominciato a vacillare. O non è riuscito a togliersi dalla mente l’immagine dei maiali gettati nell’acqua bollente per essere scuoiati. È stata Linda McCartney a dire che “se i mattatoi avessero le pareti di vetro tutti sarebbero vegetariani”.
C’è chi si è convinto a non mettere il suo nome sulla ciotola di riso che il bambino etiope non vedrà mai. Perché oggi la risaia è coltivata a soia destinata a nutrire i maiali europei. Forse ha letto Ecocidio di Jeremy Rifkin (Mondadori) e ha scoperto che il Brasile ha 16 milioni di persone malnutrite, ma ogni anno esporta 16 milioni di tonnellate di soia per mangimi animali. E ora non vuol più sentirsi un ladro di cibo. Sottolinea Berati: “Non è una vita ascetica, è una vita consapevole. Non toglie: aggiunge un arcobaleno di sapori. Non rende tristi, ma orgogliosi, fieri”. Non a caso esiste anche un Veggie pride (www.veggiepride.org), festa dell’orgoglio vegetariano giunta alla quinta edizione, che ha radunato lo scorso 21 maggio centinaia di animalisti tra le strade parigine.
Il vegan lifestyle vanta ormai esponenti celebri. Due fra tutti: la giovanissima attrice Natalie Portman di Starwars e Moby che non lascia usare i suoi brani come colonne sonore per pubblicità di carne e sigarette. Il Teany, la sala da tè che il musicista ha aperto a New York, propone specialità solo verdi.
Ma è facile essere vegan? Sì, secondo gli adepti. A ogni tassello della nostra routine giornaliera corrisponde infatti quasi sempre un’alternativa cruelty-free, basta conoscerla e poi guardarsi in giro. Non solo cibo, ma anche abiti, vacanze, oggetti per la casa. In Italia esiste una linea di abbigliamento vegan, Eblood, ideata da Fabio Raffaeli, che usa solo fibre vegetali e minerali e non si “macchia” di coloranti derivati da animali o testati su cavie. Il vegetariano integrale rifiuta di indossare pelle e suoi derivati ma, oltre ai tessuti naturali, non disdegna tutti i materiali sintetici e hi-tech, siano essi a imitazione del cuoio, per chi ama il classico, o più modaioli per chi sta attento alle tendenze.
Proprio l’estate di quest’anno vede fiorire ballerine, sandali, sneaker, flip-flop e zeppe colorate in tessuti leggeri, con i loro innocenti simboli romboidali invece della sagoma di una mucca scuoiata. Sì, perché il vegan conosce bene simboli e ingredienti. Legge, tocca, annusa e osserva: non berrebbe mai un aperitivo rosso, la cocciniglia è un colorante di derivazione animale, ma è ben felice di berne uno bianco, con tanto di patatine e arachidi e l’immancabile oliva. I gioielloni di acciaio sul laccio di cuoio furoreggiano su scollature e polsi? Basta sostituire il laccio col caucciù o, per un effetto più folk, di cotone o corda, ma non di seta! I piccoli bachi vengono praticamente lessati per ricavarne il prezioso filamento. E niente perle, piume: solo pietra o legno per il monile etnico.
Il vegan in viaggio? Va in giro con la lista dei locali vegan-friendly (ristoranti, ma anche pub e birrerie), dei negozi e degli alloggi – niente agriturismo con allevamento annesso – dove trascorrere vacanze da immortalare con camera digitale, considerato che la pellicola tradizionale e la carta per stampare le foto spesso contengono gelatina di origine animale.
A proposito, all’indirizzo www.ivu.org si trovano le frasi per dire in quasi tutte le lingue del mondo “io sono vegetariano” o “non mangio uova né latte” o “dove si trova un ristorante vegetariano in città?”.
Per la cosmesi il vegan sceglie profumi che non contengano essenze di origine animale, come lo zibetto, piccolo mammifero africano, e cosmetici non testati su animali, neanche per i loro ingredienti. La lista si trova sul sito www.consumoconsapevole.org o nel manuale di Antonella De Paola Guida ai prodotti non testati su animali (edizioni Cosmopolis).
Una vita complicata? “Le difficoltà sono tali solo se non si è convinti di ciò che si sta facendo”, spiegano Berati e Tettamanti. “Non è certo difficile trovare un panino alle verdure o un gelato alla soia. Si tratta di un mero cambio di abitudini”. Per i ricettari ormai c’è solo l’imbarazzo della scelta. Oltre ai noti Il vegan in cucina (Macroedizioni) e La Cucina etica (Edizioni Sonda) ci sono due novità: Essere vegetariani, nutrizione e gastronomia vegetariana e vegan a cura di Roberta Bartocci, pubblicato dalla Lega Antivivisezione (www.infolav.org) e Vegan, la nuova scelta vegetariana per il corpo, la mente e il cuore (della Collana Salute in cucina di Giunti Demetra), curato dal Progetto Vivere Vegan Onlus (www.viverevegan.org).
E la salute? È ormai assodato che un’alimentazione tutta vegetale, ricca di fibre, bilanciata e attenta alle proporzioni, può favorire la prevenzione di molte patologie e fornire energie sufficienti anche per gareggiare con successo a livello agonistico (l’atleta Carl Lewis è diventato vegan nel ’90). Lo ribadiscono Luciana Baroni, presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana (www.scienzavegetariana.it e l’epidemiologo americano Hans Dieh nel loro Decidi di star bene. La salute è una scelta, non un destino (edizioni Sonda).
Vivere vegan non significa isolarsi. Le community crescono e si moltiplicano, all’estero è gettonatissimo il sito Veggiedate (www.veggiedate.org). E lo stesso vale per Veganitalia (www.veganitalia.com) e per la neonata Veganhome, (www.veganhome.it), luogo virtuale per conoscersi, con un ricco database di prodotti e indirizzi, un calendario aggiornato e una sezione Vegdivertimento. E a proposito: un po’ di ironia non guasta. Le edizioni Cosmopolis stanno per pubblicare Vegetariani… e allora?, di Viviana Ribezzo e Gabriella Crema. La maggior parte delle frizzanti risposte suggerite dalle autrici a chi le tartassa da una vita con frasi del tipo “ma anche le carote soffrono” o “ma scusa, sei vegetariano e fumi?” tornano buone anche a un vegan. Coraggio, lì fuori non siete soli.
La carne è debole
Venti minuti di consapevolezza

. Per chi non sa cosa mette nel piatto, ma vorrebbe saperlo e non teme di vedere come funzionano davvero le cose dentro un macello. A permetterlo è il cortometraggio Flashes of flesh – Suoni e immagini dello specismo umano di Alessandro Arrigoni e Claudia Candido, che verrà proiettato a Torino durante il vegfestival.
Presentato fuori concorso al Festival Internazionale di Cinemambiente, è stato realizzato con il contributo della Regione Piemonte e sostenuto dalla Culture and Animal Foundation di Tom Regan.
Flashes of flash è uno spaccato di quello che i rappresentanti della “società civile” fanno a chi non può difendersi. La sofferenza animale inascoltata è rappresentata dal canto delle balene con cui si apre il video. Sullo schermo sfilano scene da una mattanza, riprese del giogo dei buoi e poi di un macello, un piccolo macello del Lazio dove “piccoli Mr Death municipali” (è così che li chiama Goffredo Fofi in una sua recensione) lavorano alacremente incuranti degli occhi grandi degli animali.
È così che il massacro animale, routine quotidiana per anonimi macellai, è sovrastato dal vociare ininterrotto dell’umanità indifferente, rappresentato da spezzoni di colonne sonore di spot pubblicitari di prosciutti. Ci vuole coraggio a guardarlo.
Ma ci vuole ancor più coraggio, dopo averlo visto, a ordinare un filetto al ristorante o mettere nel carrello una vaschetta di speck.
La kermesse sotto la Mole
L’appuntamento è allo Spazio 211 di via Cigna 211 dal 17 al 19 giugno. Una tre giorni nel mondo vegan, inaugurata dalla VJ di MTV Paola Maugeri, vegan convinta e militante. Un’opportunità di riunione per i simpatizzanti, per i vegan e per i vegetariani, e un evento originale e informativo per gli scettici: dal mattino a notte fonda. Ristorante e bar offriranno specialità vegetali al cento per cento: hot dog, piadine, focacce senza strutto, torte salate, piatti di cereali e legumi, secondi a base di tofu o seitan. E poi le sostanziose eredità delle nostre ricette contadine regionali e piatti mediorientali come la moussaka (timballo di patate, melanzane e besciamella al ragù di seitan) o l’hummus, crema di ceci al cumino. Dolci di tutti i generi: torte al cioccolato fondente, senza uova (sostituite da banana, amido di mais o fecola di patate), ma anche gelati di soia, di riso, sorbetti, saranno a disposizione di chi vuole coltivare il proprio “sweet tooth” senza rimpianti. Il tutto preparato dai cuochi del KilometroZero vegan-café di Collegno (www.kilometrozero.org). Ma il vegfestival non è solo cibo. È cultura, spettacolo e musica. Presentazioni di libri, conferenze, ospiti, giochi e stand, per provare e, perché no, acquistare articoli cruelty-free. E ancora: un luogo per i massaggi olistici, il mercatino dell’usato, le dimostrazioni pratiche di cucina, i racconti di fiabe, come la storia del vitellino Lattuga. Ci sarà anche uno spazio dedicato a Dylan Dog, celebre personaggio dei fumetti vegetariano e animalista.
E per chi vorrà approfondire, in autunno Riccione ospiterà il IX Congresso Vegetariano Europeo promosso dall’European Vegetarian Union (www.vegetarianet.org).
[La Repubblica delle Donne del 10 giugno 2005 – Daniela Condorelli e Paola Segurini]

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