La soia, questa sconosciuta

Categoria : Nutrizione

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La letteratura medico scientifica nel campo della nutrizione non è priva di contraddizioni, e la soia non può certo costituire l’eccezione. La ricerca clinica sui rapporti tra soia e salute include molti settori, tra i quali il cancro, la malattia coronarica, l’osteoporosi, le funzioni cognitive, i sintomi della menopausa e la funzionalità renale, ma molti di questi dati sono ancora conflittuali o inconsistenti [Messina_2002a].Nella Biblioteca Medica Internazionale (Pubmed), disponibile on-line, sotto la voce “soia” sono classificati, a giugno 2005, 6.636 articoli medico scientifici (ben 515 sono stati pubblicati negli ultimi 6 mesi), dei quali 503 sono rassegne e 2.979 sono studi sull’animale. Rispettivamente 147, 161 e 110 articoli affrontano temi di “sicurezza”, “benefici” e “riduzione del rischio”, mentre la chiave “rischio” utilizzata isolata, lista 604 articoli ma appare scarsamente informativa, in quanto include articoli che affrontano sia i rischi legati all’utilizzo della soia che gli effetti della soia sulla riduzione del rischio di svariate patologie (prevalentemente vascolari, tumorali e dell’osso). Molti articoli sugli effetti della soia a carico di vari organi sono condotti sull’animale. Ad esempio, gli effetti della soia sull’”osso” sono affrontati in 273 articoli, di cui 16 sul topo e 60 sul ratto, mentre quelli sulla tiroide sono affrontati in 65 articoli, di cui 39 condotti sull’animale.
Gran parte degli effetti benefici della soia sulla salute, soprattutto nei confronti della salute della donna in post-menopausa, di alcuni tipi di cancro e delle malattie cardiovascolari viene riferita agli isoflavoni, il principale composto fenolico fitochimico in essa contenuto, dotato di numerose azioni biologiche [McCue_2004]. Gli isoflavoni si legano al recettore estrogenico e possono agire in alcuni tessuti come agonisti, esercitando una debole attività simil-estrogenica (come per esempio sull’osso dove aumentano l’attività degli osteoblasti), mentre in altri tessuti la loro azione è di debole antagonismo a quella degli estrogeni (per esempio inibendo la moltiplicazione delle cellule di utero e mammella) [Chen_2002]. Il consumo di almeno 10 g al giorno di proteine della soia ricche di isoflavoni (introito tipico delle popolazioni Asiatiche) sembra essere associato con effetti benefici sulla salute [Messina_2002a], ma molti studi clinici sugli effetti degli isoflavoni sono condotti con l’utilizzo di estratti di soia e preparati a base di isoflavoni.
Cerchiamo di puntualizzare i dati salienti a favore e contro l’utilizzo della soia che emergono dai lavori più recenti di questa vasta letteratura.
Salute Cardiovascolare.
Nel campo della salute cardiovascolare sono disponibili studi clinici non sempre concordi a supporto degli effetti favorevoli della soia.
Rassegne e metanalisi recenti condotte in pazienti iperlipemici indicano come l’assunzione di soia sia in grado di ridurre i lipidi plasmatici in modo variabile ma consistente: Colesterolo totale 10-19%, LDL-colesterolo 14-20%, Trigliceridi 8-14%. Le proteine della soia sono inoltre risultate in grado di elevare il colesterolo-HDL (il cossidetto “colesterolo buono”) nelle donne in post-menopausa [Merritt_2004a].
Uno studio trasversale su oltre 1000 donne in pre- e post-menopausa nel “braccio” di Oxford dello studio EPIC ha trovato che l’assunzione di modiche quantità di soia, nell’ambito di una dieta regolare, è risultata in grado di influenzare in modo favorevole i livelli di colesterolo totale e colesterolo-LDL, essendo quindi protettiva nei confronti delle malattie vascolari [Rosell_2004].
Se l’assunzione di integratori a base di isoflavoni, fino a 150 mg al dì, non sembra esercitare effetti clinici di rilevo sui lipidi ematici in una recente metanalisi di studi clinici randomizzati [Yeung_2003], nemmeno la quantità di isoflavoni fornita da una dieta occidentale standard (circa il 15% delle proteine totali [Messina_2002a]) sembra influenzare i fattori di rischio cardiovascolari nel HPFS [van der Schouw_2005].
E’ stato recentemente pubblicato uno studio longitudinale su oltre 45 mila donne cinesi di età compresa fra 40 e 70 anni, che ha dimostrato come il consumo abituale proteine di soia sia inversamente associato con i valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica, soprattutto nelle donne più anziane [Yang_2005].
Tumori ormono-sensibili
Gli isoflavoni della soia sembrano giocare un ruolo importante nella prevenzione del cancro della mammella nelle donne asiatiche, ma il loro utilizzo nelle donne affette da cancro della mammella rimane ancora controverso e non sufficientemente supportato [Hu_2004].
I tassi di morte per cancro della prostata sono ridotti negli uomini asiatici (così come negli avventisti californiani che consumino latte di soia), e una delle ipotesi per spiegare queste differenze invoca il consumo di cibi a base di soia. Quest’effetto sarebbe imputabile all’azione degli isoflavoni sull’antigene prostatico specifico, il testosterone, gli estrogeni e l’espressione dei recettori ormonali [Holzbeierlein_2005]. Anche se una recente analisi di studi clinici conclude che solo pochi studi supportano un effetto protettivo dei fitoestrogeni (della soia ma non solo) nei confronti del cancro della prostata [Ganry_2005], questi composti sono risultati in grado di inibire la crescita delle cellule tumorali prostatiche in vitro [Messina_2003]. Una recente metanalisi di studi epidemiologici concernenti la relazione tra soia e rischio di morte per cancro prostatico ha evidenziato una riduzione del rischio del 30% (RR 0.7%) associato al consumo di cibi a base di soia [Yan_2005].
Salute dell’osso
Nelle donne asiatiche, l’assunzione di isoflavoni è associato con un’aumentata densità minerale dell’osso [Chen_2002]. Molti studi nell’ambito della salute dell’osso sono però stati condotti con integratori. Una recente rassegna di studi clinici ed epidemiologici suggerisce che, sebbene i risultati degli studi analizzati siano poco incisivi, gli isoflavoni sarebbero in grado di ridurre la perdita di tessuto osseo nelle donne nella prima post-menopausa [Messina_2004a].
Altri studi hanno dimostrato che gli isoflavoni, somministrati in dosi appropriate (es. 100 mg al dì [Mori_2004]), eserciterebbero degli effetti protettivi sullo scheletro, aumentando la densità minerale dell’osso, ma una riduzione nel rischio di fratture non è stata ancora evidenziata in studi prospettici. L’evidenza dell’efficacia degli isoflavoni della soia sulla salute dell’osso è da alcuni autori considerata comunque ancora priva di consistenza [Weaver_2005].
Formulazioni per l’infanzia a base di soia
Le formulazioni per l’infanzia a base di soia sono utilizzate nei Paesi occidentali da circa 100 anni per nutrire, oltre che lattanti vegetariani, anche lattanti affetti da intolleranza al lattosio, galattosemia e allergia al latte vaccino IgE-mediata.
Soprattutto sulla base di esperimenti condotti sull’animale, molto scalpore è stato sollevato sull’adeguatezza nutrizionale di questi prodotti e sulla pericolosità del loro contenuto di isoflavoni, e sono stati ipotizzati effetti negativi sullo sviluppo sessuale e del comportamento dei bambini che li assumono, nonché sulla funzione riproduttiva, del sistema immunitario e della tiroide.
Ad oggi l’evidenza clinica che deriva da studi sull’uomo indica che queste sostanze presenti nelle formulazioni per l’infanzia a base di soia non causano effetti negativi su crescita, sviluppo e funzione riproduttiva [Miniello_2003, Merrit_2004]. Uno studio recente evidenza che, nonostante i prevedibili livelli più elevati di fitoestrogeni nel sangue e nelle urine di lattanti nutriti con formulazioni a base di soia, non sono presenti differenze nello sviluppo fisico e mentale di questi bambini [Ryowon_2004].
Tiroide
Sono riportate in letteratura segnalazioni sul possibile effetto gozzigeno della soia, da riferire ancora al contenuto di isoflavoni. Queste preoccupazioni si basano su ricerche in vitro, studi sull’animale e vecchi report di casi di gozzo in lattanti nutriti con formulazioni per l’infanzia a base di soia non addizionate con iodio.
Oltre alla letteratura relativa ai lattanti già riportata nel precedente paragrafo, uno studio clinico randomizzato recentemente condotto su un gruppo di donne con disponibilità di iodio nella dieta, trova che gli isoflavoni della soia non esercitano effetti negativi sulla funzionalità tiroidea [Bruce_2003].
Miscellanea
Una recente rassegna sistematica sugli effetti dei fitoestrogeni (non solo di soia) nel trattamento dei sintomi da menopausa conclude che l’evidenza non supporta un miglioramento di questi sintomi con l’utilizzo di cibi o estratti contenenti fitoestrogeni [Krebs_2004].
L’assunzione di elevate quantità di isoflavoni della soia è risultata in grado di ridurre la prevalenza di rinite allergica in una coorte di un migliaio di donne giapponesi in gravidanza [Miyake_2005].
Inoltre, la soia è una fonte abbondante di altri nutrienti, oltre agli isoflavoni. Il solo isolato proteico contiene molte altre sostanze fitochimiche (ne sono state identificate 136), come saponine e fosfolipidi, tra cui la fosfatidilserina, che sarebbe in grado di migliorare la funzionalità della membrana delle cellule nervose) [Fang_2004].
La soia contiene inoltre fibre solubili e acidi grassi poliinsaturi, ed è virtualmente priva di acidi grassi saturi. Infine le proteine della soia, sostituite nella dieta alle proteine animali, si sono dimostrate ancora in un vecchio studio clinico risalente a 30 anni fa più che adeguate in quanto in grado mantenere normale il bilancio azotato nell’uomo [Derby_1975].
Commenti
La variabilità dei risultati che derivano dagli studi clinici sulla soia può avere differenti spiegazioni. La diversa composizione dei vari prodotti a base di soia utilizzati nelle differenti ricerche può sicuramente essere uno dei motivi che spiega questa variabilità: è ovvio come differenze nella composizione chimica dei vari prodotti a base di soia possano essere responsabili di notevoli differenze nella loro attività biologica. Se chiaramente gli isoflavoni privati della componente proteica presenti negli integratori differiscono da quelli contenuti nei prodotti proteici a base di soia, pure gli integratori possono differire notevolmente tra loro nel profilo degli isoflavoni e i prodotti proteici essere molto differenti tra loro nel contenuto di isoflavoni. Inoltre, la letteratura suggerisce che la lavorazione industriale della soia alteri la struttura delle proteine e i prodotti della sua digestione intestinale nell’uomo. Prodotti parziali della digestione della proteine della soia, i peptidi, possono essere assorbiti ed esercitare degli effetti in vivo, e sono quindi da aggiungere alla lista dei componenti della soia dotati di attività biologica. E’ quindi importante stabilire come la trasformazione industriale sia in grado di alterare l’attività biologica delle proteine della soia, e distinguere tra studi clinici che hanno utilizzato le proteine della soia trasformate dall’industria alimentare da quelli che hanno utilizzato i cibi tradizionali a base di soia.
Esiste inoltre una variabilità nell’azione della flora intestinale sugli isoflavoni, che può condizionare la quantità ed il tipo di isoflavoni presenti nei tessuti tra individuo e individuo, ma soprattutto solo il 30-50% della popolazione adulta possiede i batteri intestinali in grado di convertire l’isoflavone della soia daidzeina nell’isoflavone equolo, la cui produzione è vantaggiosa in quanto composto dotato di molteplici azioni.
Gli isoflavoni sono poi convenzionalmente considerati gli estrogeni delle piante, in quanto sono in grado di legarsi ai recettori per gli estrogeni. Deve però essere chiaro come gli effetti biologici complessivi degli isoflavoni siano marcatamente differenti da quelli degli estrogeni, e comprendano anche importanti effetti non-ormonali [Messina_2004].
Infine, esiste nella letteratura scientifica una mancanza di standardizzazione nella nomenclatura dei prodotti a base di soia il cui effetto viene analizzato, che rende quasi impossibile confrontare tra loro i vari studi. Vi sono inoltre differenze sostanziali ben intuibili tra studi in vitro, su colture cellulari, con modelli animali, e studi sull’uomo. Va poi precisato che i risultati di studi sulle popolazioni Asiatiche, che utilizzano cibi tradizionali a base di soia, non possono essere comparati con quelli di studi clinici sull’uomo o peggio sull’animale, che generalmente utilizzano integratori o isolati di soia. Infine, molti dati sono basati su studi modelli animali di malattia, che non possono essere equiparati con malattie che spontaneamente insorgono nell’uomo [Erdman_2004].
Conclusioni
L’enorme mole di articoli pubblicati annualmente in letteratura sulla soia e i suoi derivati rende difficile anche per gli studiosi specializzati in questo campo della nutrizione riuscire a sintetizzarne i risultati e fornirne un’interpretazione prospettica. E’ quindi necessaria una grande cautela quando si voglia analizzare questi dati in termini di rapporto rischio/beneficio per la salute, soprattutto quando essi siano utilizzati per scopi informativi o educativi.
Anche se sono necessari ulteriori studi clinici randomizzati a lungo termine per valutare l’efficacia dell’utilizzo della soia per l’uomo, per quanto riguarda la sicurezza si può affermare che questa è sicuramente già supportata dalla lunga storia di utilizzo di questo cibo da parte delle popolazioni Asiatiche e dalla letteratura già esistente nel campo della nutrizione umana. Mancano invece ancora dati definitivi e inequivocabili sugli effetti della soia sulla salute, che pongano come outcome eventi importanti come le fratture e gli eventi coronarici: la maggior parte degli studi in questo campo è infatti ancora prevalentemente composta da piccoli studi clinici a breve termine, mentre studi clinici più vasti sono tuttora in corso [Messina_2004].
Gli studiosi di Nutrizione Vegetariana consigliano di consumare una dieta variata che includa cibi appartenenti a tutti 5 i gruppi alimentari vegetali: cereali; legumi, frutta secca e altri cibi ricchi proteine; verdura; frutta; cibi grassi. La soia va collocata nel gruppo alimentare dei legumi, di cui viene consigliato un minimo di 5 porzioni al giorno. Va notato che 1 porzione di fagioli di soia secca sono circa 30 grammi e che 1 porzione di tofu e tempeh sono circa 70 grammi, mentre 1 porzione di proteine di soia (“analoghi della carne”) sono 30 grammi scarsi [Messina_2004b].
Il legume soia, in tutte le sue forme e preparazioni, va consumato alternandolo con gli altri legumi, molti dei quali appartenenti alla tradizione italiana: tutti i tipi di fagioli (borlotti, lamon, cannellini, dall’occhio, neri messicani, rossi, pavone, corona, bianchi di Spagna), i piselli, tutti i tipi di lenticchie (rosse, Castelluccio, giganti), le fave, le cicerchie, i ceci, i lupini e i fagiolini.
Inoltre, anche per la soia vale il principio che tutti i cibi vegetali sono tanto più salutari quanto più vengano consumati vicino al proprio stato naturale: ciò significa che è preferibile utilizzare i fagioli di soia cotti piuttosto che tofu e tempeh, ma anche che è preferibile utilizzare tofu e tempeh piuttosto che l’isolato proteico di soia o gli hamburger vegetali.
In sintesi, un consumo limitato di soia, quale si realizza rispettando le dimensioni di una porzione e la variabilità di assunzione dei cibi vegetali che appartengono al suo stesso gruppo alimentare, non può essere considerato dannoso e potrebbe invece esercitare degli effetti favorevoli sulla salute. Le popolazioni asiatiche consumano in media 10 grammi di proteine di soia al giorno, e questo quantitativo può essere ottenuto semplicemente con l’assunzione di 30 grammi di fagioli di soia secchi, poco più di 80 grammi di tofu bianco o 12 grammi di isolato proteico. Non ci sono al momento evidenze che supportino un rapporto rischio/beneficio favorevole legato ad assunzioni più elevate di soia e suoi derivati o men che meno di integratori.
Anche per la soia valgono comunque i principi della moderazione e della varietà più che quelli della praticità e della rapidità di preparazione del piatto, che possono rendere la scelta di alimentarsi di cibi vegetali estremamente vantaggiosa per la salute.
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[di Luciana Baroni]
Nota bene: nell’articolo originale, al quale si rimanda, sono presenti tutte le fonti utilizzate, che qui sono state omesse per motivi di spazio.
Tratto da: www.scienzavegetariana.it

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