Il ritorno di Mucca Pazza?

MUCCA-PAZZANon sono in molti a saperlo: all’inizio del 2013 l’Unione europea ha riaperto all’utilizzo delle farine animali negli allevamenti.
Il contagio della Bse, l’encefalite spongiforme bovina, fu devastante: 190 mila casi accertati nel mondo e 225 morti ufficiali per la sua variante umana. Due decessi furono registrati anche in Italia. L’ultimo avvenuto nel 2007.
Dal 2013, superando un divieto severo applicato in tutta l’Ue a partire dalla deflagrazione del morbo, i capi da produzione sono tornati ad essere nutriti con alcune farine animali, prodotte con scarti di macelleria. Le proteine utilizzate oggi sono per maiali, pollame e pesci d’acquacoltura. Prosegue invece il divieto di utilizzare farine e derivati per i bovini.
Si è arrivati a questa decisione perché è convinzione maggioritaria della comunità scientifica istituzionale che la pandemia, diagnosticata per la prima volta nel 1986, sia stata generata dall’utilizzo di carcasse infette per produrre farine, e non dal fatto in sé di forzare la natura di animali erbivori.
Colpa di farine malate, e non di tutte le farine animali. Come se far diventare carnivoro un erbivoro, forzarne la natura appunto, potesse restare senza conseguenze. Pazzia degli umani. Rudolf Steiner, in una sua famosa conferenza del 13 gennaio 1923 dal significativo titolo Mucche Folli, l’aveva predetto.
«Se il bue mangiasse direttamente della carne – disse nel punto cruciale del suo discorso Steiner – ne risulterebbe una secrezione di una quantità enorme di urati che si depositerebbero nel cervello e il bue diventerebbe folle. Se potessimo fare l’esperimento di nutrire tutta una mandria di buoi offrendo loro come cibo delle colombe, otterremmo una mandria di buoi completamente pazzi».
Direi che si è fatto ben di peggio.
L’unica accortezza oggi è di evitare ogni forma di cannibalismo specista: galli e galline saranno nutrimento solo per i maiali e viceversa. Sul divieto sui ruminanti la discussione tra l’eurocommissione e i tecnici esterni è stata conflittuale e la spinta lobbistica dell’industria delle carni, che ha trovato sponde negli uffici europei, è stata arginata dalla resistenza dell’Efsa (European Food Safety Authority).
Ma per quanto?

Stefano Momentè

Aggiungi il tuo commento