La balla dell’olio di pesce

oliodipesceL’idea che l’olio di pesce faccia bene nasce nel 1970, quando i medici danesi Hans Olaf Bang e Jorn Dyerberg visitarono un’area della Groenlandia a nord del Circolo Polare Artico e pensarono che una dieta a base di grasso di pesce, alimento principale per le popolazioni del luogo, riducesse il rischio di malattie cardiovascolari. Subito le vendite di integratori di olio di pesce decollarono e i nutrizionisti iniziarono a promuovere i benefici cardiovascolari del pesce azzurro.
Un nuovo studio, pubblicato sul Canadian Journal of Cardiology, suggerisce oggi che quest’idea è, in realtà, un mito. La notizia è stata ripresa dall’Huffington Post qualche giorno fa.
Già in una relazione del 2012 pubblicata sul Journal of the American Medical Association, i ricercatori avevano analizzato i risultati di 20 studi su un totale di 68.680 pazienti, trovando che l’olio di pesce non aveva alcun effetto sui decessi legati ai problemi di cuore o all’ictus. Una seconda relazione sempre del 2012 dimostrava che l’olio di pesce non aveva impedito il ripetersi di problemi cardiaci. Nel 2013, il New England Journal of Medicine ha poi pubblicato i risultati di uno studio, su 12.513 uomini e donne, dimostrando che gli integratori con olio di pesce non servono ad evitare ricoveri o decessi per malattie cardiache. Altri due studi dello stesso anno hanno dimostrato che l’olio di pesce può addirittura aumentare il rischio di cancro alla prostata.
In questo nuovo studio, oggi, i ricercatori della University of Ottawa Heart Institute hanno rivisto gli studi originali dai quali originava il mito. Si è scoperto che Bang e Dyerberg non avevano studiato direttamente le popolazioni indigene, ma solo analizzato i rapporti sui ricoveri ospedalieri, che, nelle zone rurali erano davvero poco affidabili.
In realtà, i dati raccolti nel corso di molti decenni hanno mostrato invece che i problemi coronarici sono comuni tra gli Inuit della Groenlandia. Che le malattie cardiache sono frequenti tra le popolazioni indigene del nord come per tutti gli altri, anzi, forse maggiori. Le aspettative di vita sono risultate addirittura inferiori di almeno un decennio tra le popolazioni indigene.

Stefano Momentè

Aggiungi il tuo commento