Rispondiamo ai pediatri ignoranti

figli veganNel bambino una dieta assolutamente priva di cibi di origine animale, quali carne, pesce, uova, formaggi e latte è compatibile con un adeguato accrescimento e un buono stato di salute. Contrariamente a quel che il pensiero comune tende a proporre. Soprattutto se almeno metà dell’apporto calorico giornaliero proviene dal latte materno.

Sicuramente ben compensata è una dieta vegana caratterizzata da un allattamento al seno prolungato fino a 6-12 mesi, ma anche fino a 2 anni con un’introduzione moderata di cereali integrali in chicchi e in farine, verdure, legumi e mandorle.

Un’esposizione quotidiana al sole provvede ampiamente al fabbisogno di vitamina D, quasi assente nei vegetali.

Le accuse mosse alla dieta vegana da alcuni medici, di provocare carenze proteiche quali vitamine D e B12 o di sali minerali come calcio ferro e zinco, sono dovute a casi sporadici di bambini malnutriti per ignoranza o fanatismo ideologico dei genitori, che nulla c’entra con il veganismo.

Un’alimentazione vegana equilibrata non contraddice le indicazioni dietetiche espresse da organismi quali l’Istituto Nazionale della Nutrizione e l’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Che si riferiscono, in particolare, all’opportunità di una riduzione percentuale di grassi di origine animale, di
un contenimento nell’assunzione di proteine animali e di una corretta assunzione di oligoelementi, fibre vegetali e polisaccaridi complessi.
Un’autorevole fonte americana di cui ho parlato spesso, l’American Dietetic Association (ora Academy of Nutrition and Dietetics), fin dal 1987 dichiara che diete vegetariane latto-ovo, solo latto, solo ovo, ma anche completamente vegane sono in grado di fornire tutti i nutrienti durante la gestazione, l’allattamento e la crescita.

Stefano Momentè

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