Niente carne per Leonardo Tolstoj e Einstein

Categoria : Altro

Risposte : Nessun commento

Vorrei rispondere al prof. Gianni Toniolo, economista alla Sapienza di Roma, che da Prima Pagina, RadioTre, ore 8 del 13 febbraio caldamente raccomandava l’alimentazione carnea «per far crescere sani i bambini».Ha lasciato scritto Leonardo da Vinci (vegetariano): «Verrà il giorno che sarà giudicato delitto uccidere un animale come ora uccidere un uomo». E prima di lui Isaia (66,22): «Chi immola un bue è come se uccidesse un uomo».
Il vegetarismo è una scelta etica, che nega all’uomo il diritto di uccidere un altro essere vivente (compresi i pesci, che il prof. Toniolo consiglia in alternativa alla carne). Ha mai visitato un macello? O un allevamento intensivo? Eludere lo spettacolo della loro sofferenza significa soffocare la coscienza a vantaggio esclusivo dell’Ego, che, delegando ad altri uomini il mestiere di uccidere, altresì tarpa i propri simili della pietà, disumanizzandoli.
Irresponsabile poi mi appare, per uno che parla ex cathedra, affermare che mangiare cadaveri in avviata putrefazione aiuta a crescere belli e sani i bambini, come se non bastasse tutto il ben di Dio, frutti innanzitutto (destinati ai possessori di mani, cioè uomo e primati), verdure, legumi, cereali che la Natura offre alla voracità onnivora dell’uomo; il quale non avendo artigli né protundenti canini, e nemmeno brevi intestini per la rapida escrezione come gli animali carnivori (delegati alla selezione delle specie) mangiando carne compie un vero e proprio misfatto contro natura che lo espone a inguaribili malattie – come il cancro e l’artrosi – dalle quali i vegetariani sono esenti, raggiungendo tutti vecchiaie sane e coscienti, come tanti grandi uomini – da Pitagora a Leonardo a Tolstoj, da Bernard Shaw a Bertrand Russell a Albert Schweitzer a Einstein, per citarne solo alcuni – stanno a inconfutabilmente dimostrare. Coscienza e salute sono in simbiosi indissolubile, e ciò secondo la stessa giustizia cosmica che proibisce a miliardi di stelle di uscire dalle orbite loro assegnate.
[laura bergagna da “La Stampa”]

Aggiungi il tuo commento