Vegetarismo ed occultismo

Categoria : Spiritualità e religioni

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Parlando del rapporto che esiste fra il vegetarismo e l’occultismo,
comincerò col definire i termini. Vegetariano è colui che si astiene
da alimenti carnei; qualcuno usa prodotti dati dagli animali, come
burro, latte, formaggio; altri si accontentano di legumi e frutta;
alcuni preferiscono attenersi ad alimenti crudi, ecc. Sorvolando
sulle varie suddivisioni dei vegetariani, chiameremo
vegetariano «colui che si astiene dall’alimentazione che richiede
l’uccisione di animali, uccelli e pesci compresi».

Come definiremo l’occultismo? Questo vocabolo, che viene dal latino
occultus (nascosto), significa lo studio del lato nascosto della
natura. Grandi leggi agiscono molto più attivamente nel mondo
invisibile che in quello visibile e l’occultismo esige una
comprensione della natura molto più vasta di quella che si ha.
Occultista è dunque l’uomo che studia tutte le leggi naturali di cui
può avere conoscenza, che si identifica con queste leggi e che
consacra la sua vita al servizio dell’evoluzione.

Qual è l’opinione dell’occultista sul vegetarismo? È assolutamente
favorevole a questo per molte ragioni, che si possono dividere in
due classi: comuni o fisiche, occulte o nascoste.
Sul piano fisico molti argomenti militano a favore del vegetarismo e
le ragioni sono chiare per coloro che si prendono cura di esaminare
il nostro tema; ma esse hanno meno importanza per l’uomo ordinario
che per l’occultista, il quale ha ragioni ancora più importanti,
ragioni che scaturiscono da quelle leggi nascoste che sono così poco
comprese dalla maggior parte degli uomini. Divideremo quindi il
nostro studio in due parti e cominceremo col trattare le ragioni
fisiche o comuni.

Le ragioni che si possono addurre a favore del vegetarismo dal punto
di vista fisico o comune sono divisibili in due classi: la prima
comprende argomenti esclusivamente egoistici; la seconda comprende
invece argomenti che si possono chiamare morali e disinteressati.
Studiamo anzitutto la prima classe e vediamo i risultati che essa
produce sull’uomo e sul piano fisico. La prima obiezione che viene
sollevata è che il vegetarismo, bellissimo in teoria, è
assolutamente impossibile in pratica, non potendo l’uomo vivere
senza carne.

Tale obiezione è irrazionale e basata sullo svisamento del fatti. Io
sono testimone di quanto affermo: da oltre vent’anni evito la
contaminazione della nutrizione animale e non soltanto sono
sopravvissuto al radicale cambiamento di regime, ma ho sempre goduto
di salute ottima, perfetta. Ed il mio non è un caso isolato:
conosco migliaia di persone che hanno fatto altrettanto e conosco
giovani che hanno avuto la fortuna di non aver mai assaggiato la
carne e sono assai meno soggetti alle malattie. Questi sono i
vantaggi egoistici, che sono maggiormente considerati dalla gran
parte degli uomini; spero tuttavia che gli argomenti morali che
aggiungerò avranno un’influenza maggiore, almeno sugli studiosi di
Teosofia.

Noi vogliamo agire il meglio possibile.

Nei limiti dei nostri mezzi, nell’alimentazione, come in tutte
le cose, noi tutti cerchiamo di agire per il meglio e desideriamo
mettere la nostra vita in armonia con quanto riteniamo più elevato;
il nostro alimento giornaliero non è cosa da trascurare.
Riflettendo, ci accorgiamo che è così che si procede in tutte le
cose, nella musica, nella pittura, nella letteratura, ecc. Fin
dall’infanzia ci viene insegnato che per diventare buon musicista
non si deve ascoltare che della musica buona, musica che, se non
sappiamo apprezzare alla prima audizione, dobbiamo ascoltare
ugualmente con pazienza ed attenzione, finché la sua bella armonia
non penetrerà nel nostro animo. Se desideriamo diventare conoscitori
di pittura, non fermeremo i nostri occhi sulle vignette sensazionali
che riproducono crimini da Corte d’Assise, né sugli orrori estetici
qualificati come «immagini comiche», ma guarderemo e studieremo le
opere dei grandi artisti, finché il loro genio non si rivelerà alla
nostra paziente contemplazione. Lo stesso si dica per la
letteratura. Se vogliamo formare lo spirito dei nostri figli, non
dobbiamo lasciarli seguire l’ispirazione del loro gusto nascente, ma
dovremo orientarli verso le belle arti. Cercheremo, inoltre, la
migliore alimentazione fisica e non sarà per cieco istinto che la
troveremo, ma per riflessione, considerando il problema sotto
l’aspetto più elevato. Può darsi che vi sia qualcuno che non si curi
di elevarsi e che preferisca costruire il suo corpo con materiale
grossolano, ma vi sono certamente molti che sarebbero felici di fare
il contrario.

Molta gente appartenente alle cosiddette «classi più elevate» ha
l’uso di nutrirsi come le iene e i lupi, perché si è insegnato loro
che il nutrimento più adatto consiste in cadaveri di animali
sgozzati. Non c’è bisogno di riflettere lungamente per capire che
questa alimentazione non può essere pura e che bisogna rinunziare a
quest’uso disgustoso se vogliamo elevarci sulla scala della natura,
purificando i nostri corpi affinché divengano degni del Maestro e
per poter prendere posto fra le falangi gloriose che si sforzano di
raggiungere la perfezione, onde aiutare l’evoluzione dell’umanità.

Il vegetarismo è più nutriente.

I legumi sono più nutrienti di un’equivalente quantità di carne.
Questo parrà incredibile alla maggior parte delle persone che sono
state allevate nell’idea che non si possa vivere senza mangiar
carne, e quest’idea è così universalmente diffusa che riesce molto
difficile farla cambiare, anche con la prova del fatti.
Si sa che i quattro elementi indispensabili per mantenere e riparare
le perdite del corpo fisico sono:

1) gli alimenti azotati (1);
2) gli idrati di carbonio;
3) i grassi;
4) i sali.

Tale è, malgrado le recenti esperienze che tendono a modificarla in
una certa misura, la classificazione generale adottata dai
fisiologi. Tutti questi elementi, indispensabili al corpo umano,
sono contenuti nei legumi in quantità maggiore che nella carne.
Il latte, il formaggio, le nocciole, le fave contengono una notevole
quantità di materie azotate. Il frumento, il riso ed altri cereali,
la frutta e la maggior parte del legumi (eccettuati forse i piselli,
i fagioli e le lenticchie) contengono principalmente idrati di
carbonio, cioè amido e zucchero (2). I grassi si riscontrano in
quasi tutti gli alimenti azotati e si possono introdurre
nell’organismo sotto forma di burro e olio. I sali poi si trovano in
maggiore o minore quantità in tutti gli alimenti; essi sono
indispensabili per la conservazione del corpo, e la carenza di sali
minerali è causa di molte malattie.
Si crede erroneamente che questi elementi siano contenuti in
quantità maggiore nella carne, ma ancora una volta affermiamo che
ciò è contrario alla prova del fatti. Le sole sorgenti di energia
contenute nella carne morta sono le materie azotate e le grasse, ma
queste ultime non hanno nessuna proprietà particolare e non resta
quindi che considerare le materie azotate (3).

Ora, è necessario tenere presente anzitutto che le materie azotate
si organizzano esclusivamente nelle piante. Le nocciole, i piselli,
le lenticchie, i fagioli ne contengono molto di più della carne. Vi
è inoltre il vantaggio che in detti vegetali le sostanze azotate si
trovano allo stato puro, racchiudendo di conseguenza la totalità
dell’energia accumulata durante la loro organizzazione, mentre nel
corpo dell’animale che le assorbe subiscono un processo naturale di
decomposizione, attraverso il processo di «assimilazione». Le
energie contenute nel foraggi sono state cedute al corpo
dell’animale che ne è stato mantenuto in vita. Ma ciò che è servito
ad un corpo, non può essere utilizzato da un altro con l’uccisione
del primo. Nella carne vi sono molte sostanze prodotte dalla
modificazione del tessuti, come l’urea e l’acido urico, che
contengono azoto e sono perciò classificate fra i composti azotati,
sebbene non abbiano nessun valore nutritivo. Per essere più precisi
scientificamente, dobbiamo dire che esse sono nella maggior
parte “materiali di rifiuto” e dotate di proprietà tossiche (4).
Osservate quindi che ciò che si ricava dalla carne morta proviene
dalla materia vegetale che l’animale ha ingerito per mantenersi in
vita; la parte veramente sostanziosa che il nostro corpo può
ricavare è perciò ben limitata e quasi sempre accompagnata da
materie deleterie.

Molti medici raccomandano l’alimentazione carnea per fortificare il
corpo, ma non vi riescono che in misura molto limitata. In realtà
essi conseguono tutt’al più un effetto stimolante, analogo a quello
che provoca l’alcol (5). Per fortuna però non tutti i medici sono
di questo parere. Il Dottor Milner Fothergill scrive: «Tutti i
massacri causati dal carattere bellicoso di Napoleone sono nulla in
confronto del gran numero di persone che ha perduto la vita a causa
dell’errata convinzione della supposta efficacia del brodo di bue»
(6). Se la scienza dell’alimentazione fosse meglio compresa
dall’uomo si risparmierebbero tutti gli innumerevoli svantaggi
dovuti al regime carneo.

Permettetemi di dimostrarvi che le mie asserzioni non sono prive di
fondamento e di citarvi il parere di medici che portano un nome
universalmente conosciuto nel mondo medico. Sir Henry Thompson
afferma che «è un errore volgare ritenere la carne indispensabile
alla vita. Tutto ciò che è necessario alla vita del corpo umano può
essere fornito con vantaggio dal regno vegetale. Il vegetariano
trova nel suo alimento tutto quello che è necessario al suo
accrescimento ed al suo sostentamento, nonché le sorgenti del calore
e della forza. Si osserva continuamente che le persone che si
attengono al regime vegetariano sono più forti, più resistenti e di
aspetto più sano. Credo che in molti casi il regime carneo sia non
solo superfluo, ma una vera sorgente di male».

Citiamo ancora le parole di un membro della «Royal Society», Sir
Benjamin Ward Richardson: «Bisogna convenire che la dieta vegetale
scelta con cura possiede vantaggi notevoli rispetto al regime
carneo. Vorrei vedere l’alimentazione vegetariana e frugivora nel
dominio pubblico, ma credo che un giorno ci arriveremo». Il Dott.
Alexander Haig, medico e direttore di uno dei più grandi ospedali di
Londra, ha scritto: «Le dimostrazioni dei fisiologi non sono
necessarie per provarci che è facile sostenere la propria vita con i
soli cibi vegetali, quando la stessa maggioranza umana ce ne offre
la prova. Le mie ricerche non provano solamente che la cosa è
possibile, ma infinitamente preferibile sotto tutti i rapporti,
procurando un numero di poteri maggiori tanto al corpo quanto allo
spirito».

Il Dott. Francis Vacher, membro del Collegio Reale dei chirurghi,
rileva: «Non credo che ci si trovi meglio fisicamente o
intellettualmente con l’adozione del regime carneo».
Il Dott. M.F. Coomes, nel giornale «American Practitioner and News»
del Luglio 1902, terminava così un articolo scientifico: «Attesto
che la carne degli animali a sangue caldo non è un nutrimento
necessario per mantenere i corpi in perfetta salute».
Il decano della Facoltà del Collegio Medico di Jefferson
(Filadelfia) dice: «I cereali, è un fatto riconosciuto, allorché si
impiegano come nutrimento quotidiano, tengono un posto importante
nell’economia umana e gli elementi che contengono bastano largamente
a mantenere la vita nella sua forma migliore. Se il valore nutritivo
dei cereali fosse meglio riconosciuto, sarebbe una fortuna per
l’intera razza. Molte nazioni prosperano con questa sola nutrizione,
dimostrando che la carne non è necessaria» (7).

Ecco due dichiarazioni di scienziati conosciuti che hanno studiato
la chimica alimentare: non si può negare che l’uomo possa vivere
senza l’esecrabile consuetudine del regime carneo e che i legumi non
forniscano una nutrizione che fortifica di più di un’uguale quantità
di carne morta. E potrei continuare con le citazioni, se non
ritenessi più che sufficienti quelle già date.

Molte malattie sono evitate con il regime vegetariano.

Molte malattie sono dovute all’uso ripugnante di divorare cadaveri.
Il Dott. Josiah Oldfield scrive: «La carne è un alimento contro-
natura e perciò tende a creare disordini funzionali negli organi del
corpo umano; ne derivano delle terribili malattie, come il cancro,
la tubercolosi, la gastro-enterite ecc. Non c’è quindi da stupirsi
che questo regime sia una delle cause più serie delle malattie che
colpiscono una forte percentuale di individui» (8).
Sir Edward Saunders ci dice: «Tutti i tentativi aventi per obiettivo
di insegnare all’uomo che la carne e l’alcol non sono necessari non
possono che essere lodati, perché sono di natura tale da favorire la
prosperità e la fortuna generale. Seguendo quest’indirizzo credo che
vedremo una grande diminuzione della gotta, del mal di Bright, dei
disturbi del fegato e dei reni (9). Dal punto di vista morale
avremmo anche altri vantaggi: meno brutalità e meno delitti. Credo
che vi sia tendenza al regime vegetariano, che sarà un giorno
riconosciuto come l’unico conveniente, e che non sia lontano il
tempo nel quale l’idea di una nutrizione animale apparirà ributtante
all’uomo civilizzato».

Il Dott. A. Kingsford dell’Università di Parigi dice: «La carne può
generare molte dolorose malattie. Non è improbabile che la
scrofola, causa feconda di sofferenze e di morte, debba la sua
origine ad un regime abituale carneo. Caso strano, la
parola “scrofola” è un derivato di “scrofa”. Dire che qualcuno ha la
scrofola equivale a dire, dunque, che ha il male del suino» (10).
Nella sua relazione al «Privy Council» d’Inghilterra, il Prof.
Gamgee fa notare che «un quinto della carne consumata è di animali
affetti da malattie infettive». Il Prof. Wynter Blyth scrive: «La
carne pericolosamente contaminata assomiglia alla carne sana. Quella
di animali affetti da avanzatissime malattie polmonari spesso non
presenta alcun carattere anormale esaminata ad occhio nudo» (11).
Il Dott. Coomes fa queste osservazioni: «Noi possiamo sostituire
alla carne molte sostanze che non presentano gli effetti nocivi di
questa. Per esempio, i reumatismi, la gotta e le altre malattie
cosiddette del ricambio, le malattie delle vene, l’emicrania, sono
dovute all’abuso e spesso soltanto all’uso della carne».

Il Dott. J.H. Kellogg rileva: «È interessante notare che gli uomini
di scienza nel mondo intero cominciano ad accorgersi che la carne
degli animali non è solo nutritiva, ma è mescolata a sostanze
tossiche che presentano l’aspetto di escrezioni e che sono i
risultati naturali della vita animale. Il vegetale immagazzina
energia. È al mondo vegetale (al legno ed al carbone) che dobbiamo
l’energia che fa camminare le nostre macchine, i treni, i battelli e
che aiuta l’opera di civilizzazione. È al mondo vegetale che tutti
gli animali debbono, direttamente o no, l’energia che si manifesta
nella loro vita per mezzo del lavoro muscolare e mentale. Il
vegetale immagazzina energia, l’animale la distribuisce. Le scorie,
i prodotti tossici risultano dalla manifestazione dell’energia
nell’animale o nella macchina. I tessuti animali non possono godere
della loro attività che per mezzo della continua epurazione operata
dal sangue, questo flusso in eterno movimento, che scorre attraverso
essi o attorno ad essi e che asporta i prodotti tossici risultanti
dal loro lavoro. Il sangue venoso deve il suo carattere a questi
veleni che vengono espulsi dai reni, dai polmoni, dalla pelle o
dagli intestini. La carne di un animale morto contiene una gran
quantità di questi veleni, la cui eliminazione cessa con la morte,
nonostante che essi continuino a formarsi ancora per qualche tempo
(12). Un medico francese molto conosciuto ha recentemente
dichiarato che il brodo è una vera soluzione di veleno. In tutte le
nazioni i medici intelligenti cominciano a riconoscere queste verità
e ad applicarle».

Tutte queste osservazioni non sono state fatte soltanto da medici
vegetariani: dello stesso parere sono anche molti medici carnivori,
i quali tuttavia continuano a prescrivere la carne… “con
moderazione”. È necessario tenere presente che la carne non è mai
perfettamente salubre come alimento, perché la sua decomposizione
incomincia immediatamente con l’uccisione dell’animale.
Nelle vecchie scritture Indù troviamo un passo notevole dove è detto
che in epoca lontana certe caste inferiori cominciarono a nutrirsi
di carne. Non esistevano allora che tre malattie, di cui una era la
vecchiaia. Ma dopo che i popoli ebbero adottato l’uso della carne
scoppiarono settantotto malattie diverse. Così si dimostra che già
da migliaia di anni si è scoperto il danno che deriva dal consumo
dei cadaveri come cibo.

Il regime naturale dell’uomo è il vegetarismo.

L’alimentazione naturale dell’uomo, dice il Cuvier, se si tiene
conto della sua struttura, deve consistere in frutta, radici,
legumi, cereali. Il Prof. Lang afferma che «l’uomo non è stato
creato per essere carnivoro». Sir Richard Owen scrive: «Gli
antropoidi e tutti i quadrumani si nutrono di grani, legumi, frutta
succulenta; la somiglianza esistente fra la loro struttura e quella
dell’uomo dimostra la natura frugivora di quest’ultimo». Un altro
membro della Royal Society, il Prof. William Lawrence, scrive: «I
denti dell’uomo non hanno nessuna rassomiglianza con quelli del
carnivori. Esaminando i denti, le mascelle e gli organi digestivi,
vediamo che la struttura umana è molto simile a quella degli animali
frugivori». Il Dott. Spencer Thompson ha fatto osservare
che «Nessun fisiologo potrà negare che l’uomo dovrebbe vivere col
regime vegetariano». E il Dott. Sylvester Graham
scrive: «L’anatomia comparata dimostra che l’uomo è per natura
frugivoro e si deve quindi nutrire di grani, frutta e farinacei»
(13).

Quelli che credono all’ispirazione delle Scritture possono trovarvi
argomenti favorevoli al regime vegetariano. Essi devono ricordare
che Dio disse ad Adamo, allorché era ancora nel Paradiso
Terrestre: «Ecco io vi dò ogni erba che fa seme sulla superficie
della terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme: questo sarà il
vostro nutrimento».

Il vegetarismo dà maggiore forza.

Spesso udiamo affermare: «Il non mangiare carne indebolisce
eccessivamente». Questo è assolutamente falso. Ignoro se vi siano
delle persone indebolite per effetto del regime vegetariano
esclusivo, ma ciò che so con certezza è che in molte competizioni
atletiche i vegetariani hanno dimostrato più forza e più resistenza.
L’uomo che si nutre con sostanze pure ottiene i migliori successi.
Bisogna arrendersi all’evidenza dei fatti che sono in antitesi al
gusto depravato. Il Dott. J.D. Haig spiega: «I mangiatori di carne
si vantano spesso della loro forza fisica, soprattutto coloro che
vivono all’aperto. Tuttavia sono meno resistenti dei vegetariani, ed
eccone la ragione: la carne è già in via di decomposizione quando
viene ingerita e il nutrimento che contiene viene consumato presto
dai tessuti dell’organismo, il quale si trova rinforzato
momentaneamente. Il mangiatore di carne è capace di produrre molto
in poco tempo se ben nutrito; ma l’appetito rinasce presto e l’uomo
si indebolisce se non è in grado di nutrirsi di nuovo
abbondantemente. Invece i vegetali si digeriscono lentamente,
contengono la loro energia integralmente, senza veleni, e la loro
decomposizione è meno rapida di quella della carne. Quindi l’energia
contenuta si sviluppa più lentamente e con minore dispersione. Ne
risulta che l’individuo che li assorbe può lavorare più a lungo
senza mangiare e senza subire alcun disturbo (14).

In Europa le persone che si astengono dalla carne appartengono alle
classi più elevate ed intellettuali. In Germania ed in Inghilterra
si sono fatte molte gare atletiche fra mangiatori di carne e
vegetariani e sono terminate tutte col trionfo di questi ultimi».
Studiando questo problema, ci accorgeremo ben presto che è un fatto
riconosciuto da tempo, poiché ne troviamo traccia anche nella storia
antica. Si ricordano, infatti, fra i popoli greci, gli Spartani,

Un avvenire migliore.

Potremo arrivarci ben presto, se l’uomo e la donna si prenderanno la
pena di riflettere. L’uomo contemporaneo non è certamente un bruto,
ma non riflette, lascia andare le cose per la loro china, senza
rendersi conto della sua parte di responsabilità in orrendi delitti.
I fatti non si possono negare, non c’è modo di sfuggirvi: tutti
coloro che partecipano a questi orrori aiutano a perpetuare il
delitto ed hanno, senza dubbio, la loro parte di responsabilità. Si
sa che ciò è vero, si vede quanto ciò è terribile, ma si dice: «cosa
possiamo fare per migliorare le cose, noi che non siamo che deboli
unità in questa enorme massa dell’umanità?». Ebbene, è precisamente
quando delle unità si leveranno al di sopra degli altri e diverranno
più civilizzate che vedremo la razza intera raggiungere un livello
più elevato di civiltà.

L’età dell’oro verrà non soltanto per l’uomo, ma anche per regni
inferiori; allora l’umanità comprenderà i suoi doveri verso i
fratelli minori: aiutarli, educarli e stimolare in essi sentimenti
di amicizia, invece che di odio e di terrore.
In un giorno avvenire tutte le forze della natura si uniranno
intelligentemente per raggiungere lo scopo finale, senza diffidenza
né ostilità reciproca, ma nel riconoscimento universale della
fratellanza della quale tutti facciamo parte, poiché siamo tutti
figli dello stesso Padre.

Cerchiamo, ognuno nella nostra piccola cerchia di attività, di
preparare questa era di pace e di amore: sia questo il desiderio
ardente, il sogno di tutti gli uomini riflessivi e sinceri.
Possiamo ben fare un piccolo sacrificio per sospingere l’umanità
verso un avvenire glorioso. Purifichiamo i nostri pensieri e le
nostre azioni, contemporaneamente al nostro alimento. Con l’esempio
e con la parola facciamo tutto quello che dipende da noi per
diffondere l’Evangelo d’amore e di compassione, per far cessare il
regime di brutalità e per affrettare l’avvento del grande regno di
giustizia e d’amore, nel quale la volontà del Padre nostro sarà
fatta sulla Terra come in Cielo.

NOTE
Note di Ferdinando Delor

(1) Terminologia non più esatta in scienza dell’alimentazione; è
stata sostituita dai termini «alimenti proteici», essendo le
proteine composti che contengono sempre azoto. Oggi, il loro valore
nutritivo è determinato soprattutto dal singolo contenuto
percentuale di aminoacidi cosiddetti “essenziali”, i quali, in
numero di otto, sono indispensabili all’accrescimento e alla
sopravvivenza dell’organismo umano, al quale devono essere forniti
con l’alimentazione, non essendo in grado di fabbricarli da sé.

(2) Studi successivi, eseguiti con migliori possibilità di analisi,
hanno dimostrato che, oltre agli idrati di carbonio, i cereali
(frumento, riso, orzo, avena ecc.) ed i legumi (piselli, fagioli,
lenticchie ecc.) contengono una buona percentuale di sostanze
proteiche, che può arrivare, come nel caso delle lenticchie, fino al
24,5%. La soia contiene il 34,9% di proteine. Sono quindi
efficacemente utilizzabili come alimenti sostitutivi del cibi carnei.

(3) Effettivamente la carne è costituita, in media, per il 20-25%
di proteine, per il 70% di acqua e per il restante 5% di grassi,
tracce di vitamine e d i sali minerali. Le sostanze grasse della
carne, che, in alcuni casi, possono arrivare anche al 30%, sono le
più nocive, essendo ricche di acidi saturi, che tendono a far
aumentare il tasso di colesterolo nel sangue, favorendo le malattie
arteriosclerotiche, compreso l’infarto del miocardio.

(4) L’urea e l’acido urico sono composti azotati finali, non più
utilizzabili, derivati dal metabolismo delle proteine e destinati
all’eliminazione attraverso i reni. A seconda del contenuto proteico
della dieta, l’uomo elimina da 15 a 40 grammi al giorno di urea.
Sono quindi da ritenere sostanze estranee all’organismo; superando
un certo limite percentuale nel sangue, diventano tossiche (uremia,
uricemia). È interessante osservare che queste sostanze sono
sintetizzate solamente da alcune specie di animali (ureotelici ed
uricotelici).

(5) Si usa dire che la carne è stimolante, cioè che può essere
causa di tensione, di inquietudine e di insonnia, e perfino che
favorisce l’aggressività. Si afferma anche che coloro i quali
seguono il regime vegetariano appaiono più calmi, tranquilli e per
nulla o quasi proclivi ai contrasti. Queste affermazioni, che sul
momento possono apparire azzardate o gratuite, hanno invece un
fondamento scientifico. Il sangue è il veicolo dei materiali
alimentari semplificati dal processo digestivo (zuccheri,
aminoacidi, grassi e sali); esso li distribuisce alle varie parti
del corpo, sia come prodotti di riserva e sia perché vengono
utilizzati direttamente per produrre energia. Il contenuto salino
del sangue ha grande importanza per il suo equilibrio colloidale e
per il normale svolgimento delle funzioni cellulari. A questo scopo
occorre che ci sia specificatamente in esso una determinata
proporzione fra gli ioni di calcio, di sodio, di potassio e di
fosforo necessari all’armonica funzionalità degli organi. Inoltre
nell’individuo sano la concentrazione e la rispettiva reciproca
proporzione degli ioni fanno sì che il sangue abbia una reazione
globale leggermente spostata verso l’alcalinità ed è necessario che
tale. spostamento dell’equilibrio acido-basico rimanga sempre tale,
altrimenti si possono avere delle pericolose conseguenze per la
salute (stati acidosici ecc.). Tale costanza della reazione del
sangue è ottenuta attraverso l’armonico intervento di meccanismi
vari, come la respirazione, l’eliminazione renale degli acidi in
eccesso, l’alimentazione.
È noto che, mentre il calcio ha un’azione sedativa sul complesso
neuromuscolare, il fosforo ha l’effetto opposto, in quanto ne
aumenta l’eccitabilità. È pure noto che il nostro corpo, secondo il
tipo di alimentazione, riceve sostanze che tendono a modificare o
non l’equilibrio ionico del fluido circolante. Così i cibi carnei,
essendo molto ricchi di fosfati, determinano un aumento di questi
sali nel sangue, turbando il rapporto calcio-fosforo a favore di
quest’ultimo. In questo caso, affinché la suddetta reazione alcalina
del sangue rimanga costante, avviene che, attraverso complessi
processi biochimici, la quota ionizzata di calcio diminuisce per
compensazione, mentre la prevalente quota percentuale di fosforo
(fosfati) sviluppa la sua particolare azione eccitante sul sistema
nervoso.
A questo proposito sono note le esperienze del Dr. Sir Robert Mc
Carrison, citate nel suo libro Studi su malattie da carenza. Avendo
egli nutrito, sempre allo stesso modo, con una dieta vegetariana,
per due anni milleduecento topolini, notò «che nessun animale ebbe a
soffrire il minimo disturbo; anzi, alcuni roditori malati,
sottoposti allo stesso regime, tornarono in ottima forma. Altri,
alimentari con cibo normale degli indiani (essenzialmente a base di
riso, ma scarso di latte e dei suoi derivati.) e degli inglesi (pane
bianco, grassi animali, zucchero, carne fresca in scatola), andarono
incontro a un evidente deperimento fisico, cambiando persino il
carattere». Mc Carrison testualmente prosegue: «I topi divennero
nervosi, manifestarono la tendenza a mordere i guardiani, non si
adattarono alla comunità e, al sedicesimo giorno dall’inizio
dell’esperimento, presero ad uccidere i più deboli fra loro».
Questo avvicina la carne ad altre sostanze stimolanti, come il vino,
l’alcol, che per certuni sono lo stimolo indispensabile per ogni
attività e per la loro vivacità.

(6) Secondo la biochimica e la fisiologia, il brodo di carne
contiene piccolissime quantità di proteine, abbondante gelatina,
corpi purinici, sostanze estrattive non azotate, piccole quantità di
grasso e sali solubili. Il suo valore alimentare, come apporto
materiale ed energetico, è dunque minimo, mentre la sua principale
attività è solo quella di provocare una forte stimolazione della
funzione gastrica, motoria e secretoria. Che, tuttavia, la sua
azione sull’organismo non sia così semplice è dimostrata
dall’esperienza fatta dal Dr. Magendie nel secolo scorso: dei cani
nutriti con albumina, fibrina e gelatina, i costituenti del muscolo
di bue (praticamente quasi brodo di carne), morirono in un mese,
allorché avrebbero potuto vivere più a lungo se fossero stati
alimentati semplicemente con acqua, come gli animali di controllo.

(7) L’affermazione del Decano Medico di Jefferson va intesa in modo
relativo, ossia nel senso di un’alimentazione a base di cereali, ma
non costituita esclusivamente da questi. In realtà, i cereali,
specialmente nella loro forma integrale soddisfano quasi pienamente
le esigenze nutritive dell’organismo, ma, a lungo andare, una dieta
così ristretta potrebbe portare (e spesso porta) ad inconvenienti
più o meno seri se non viene completata con vegetali freschi. Fra
gli alimenti vegetali, le foglie verdi offrono, come organi di alta
dignità funzionale, proteine quasi complete, sono ricche degli
elementi minerali che scarseggiano nel semi e nei tuberi (cloro,
sodio, calcio), come pure sono ricche di alcuni fattori vitaminici.
Il Dr. Mc Collum le pone fra i cibi protettivi, in quanto completano
le deficienze delle diete esclusive di semi di cereali o leguminose,
diete di per sé insufficienti « … tanto che nessun mammifero può
vivere a lungo e prosperare di soli cereali. Anche le ricerche degli
allievi di Amantea mettono in evidenza nel ratto, alimentato con una
dieta esclusiva di cereali o leguminose, ritardo nello sviluppo
corporeo e compromissione delle funzioni riproduttive.

(8) Le osservazioni fatte negli ultimi decenni vanno effettivamente
orientandosi verso un rapporto alimentazione-cancro. Secondo la
World Health Organisation (Organizzazione Mondiale della Sanità),
occorre ricordare l’esistenza di prove precise dimostranti che
l’eccesso di carni e grassi, caratterizzante la dieta occidentale, è
la causa primaria del cancro del seno e dell’intestino, le due forme
più comuni in Europa e nel Nord America, responsabili di 28.000
decessi l’anno solamente in Inghilterra e nel Galles. La riprova del
rapporto carne-grassi/cancro si è avuta da un preciso confronto fra
le donne americane e quelle giapponesi: queste ultime hanno le
percentuali più basse del mondo di cancro del seno. Per loro
l’eventualità di ammalarsi è inferiore di quattro volte, non solo
rispetto a quella delle americane, ma anche – e lo si è scoperto
recentemente dopo accurate indagini – a quella delle stesse
giapponesi in America. Ora si ritiene responsabile della
vulnerabilità delle giapponesi emigrate negli Stati Uniti il
trapasso da una dieta di riso e pesce ad una dieta americana di
carne e grassi. Le incidenze più alte della malattia si riscontrano
in Europa, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Canada, Paesi
tutti ad alto consumo di carne. Questi rilievi, afferma il
corrispondente medico del Sunday Times, potrebbero essere ignorati –
dato che si limitano a suggerire una causa dietetica del cancro – se
non fosse che sono poi comprovati da esperimenti di laboratorio:
diversamente da quelli nutriti con una dieta a base di carboidrati
(amidi), nel sangue di topi nutriti con una dieta grassa, per un
numero equivalente di calorie, si riscontra la massiccia presenza
di «prolactin», un ormone cruciale nello sviluppo del cancro del
seno. Nello stesso tempo, egli ricorda che la Scozia, che ha una
dieta abbondantemente carnea e molto grassa, non equilibrata da
sufficiente verdura fresca, ha la più alta percentuale del mondo di
cancro del seno.
La tubercolosi è una malattia infettiva di origine batterica
(bacillo di Koch), che contagia l’uomo in epoca variabile della vita
e non è ereditaria. La fonte di diffusione dei bacilli di Koch
nell’ambiente esterno è rappresentata dal soggetti affetti da forme
tubercolari contagiose, ed è favorita dalle scarse condizioni
igieniche ambientali. L’apparato digerente, attraverso l’ingestione
di cibi inquinati, è una via che i bacilli di Kock possono
percorrere, trovandosi essi nel latte e nelle carni di animali
affetti da tubercolosi bovina. Malattia un tempo assai diffusa, è
oggi molto meno frequente e più curabile. Da ricordare il caso del
Dr. Carton, vegetariano, il quale, ricoverato in un sanatorio per
tubercolosi, studiando su di sé l’effetto del vari cibi, guarì con
la dieta vegetariana. Così pure è avvenuto all’Ing. A. Simoneton,
il quale, quasi in segno di riconoscenza, scrisse il libro
Radiations des aliments – Ondes humaines et santé, dimostrando il
benefico influsso degli alimenti vegetali sull’organismo umano.
È noto che nel nostro intestino, per la presenza di batteri che vi
conducono abitualmente vita saprofitica, avviene il rilevante
processo della putrefazione a carico delle proteine. Questa dà
luogo a formazione di amine, le quali sono tossiche e svolgono
speciali attività stimolanti del sistema nervoso vegetativo, dando
così spiegazione di parecchi disturbi nervosi del corteo dei sintomi
della cosiddetta «autointossicazione intestinale». È così evidente
come tale stato di cose faciliti la comparsa di processi irritativi
o infiammatori dell’intestino, che, per la quasi costante
compromissione dello stomaco, danno luogo alle gastroenteriti.

(9) Il termine «Morbo di Bright» indica un processo infiammatorio
renale, che può arrivare a distruggere in buona parte i
cosiddetti “glomeruli”,, ossia le sezioni specificamente secretorie
dell’organo. È naturale che togliendo i cibi carnei si dia un
notevole sollievo ai reni ad anche al fegato, essendo questi gli
organi deputati all’eliminazione delle sostanze che oltre un certo
limite diventano tossiche per l’organismo: sono queste l’acido urico
e l’urea, derivanti dal metabolismo delle proteine. D’altra parte la
carne dà pure origine a tutte le sostanze tossiche derivanti dai
processi putrefattivi intestinali, dovuti alla decomposizione delle
proteine, che, attraverso la vena porta, sono condotte al fegato per
essere neutralizzate. La loro presenza cimenta continuamente la
funzionalità dell’organo e un loro aumento può arrivare ad alterarla
più o meno profondamente.

(10) La “scrofola” è una forma di tubercolosi delle ghiandole
linfatiche superficiali, che colpisce generalmente i bambini. Ha
decorso benigno, conservando il paziente un quasi completo benessere
e scarsissimo dimagrimento. Essa si localizza soprattutto nei nodi
linfatici delle regioni laterocervicali del collo, dove il processo
tubercolare può dare luogo a fistole purulente e quindi a cicatrici
deturpanti. Bisogna tenere presente che nel secolo scorso le forme
tubercolari avevano buon gioco per le cattive condizioni igieniche
della popolazione e l’assoluta mancanza di aiuti terapeutici
efficaci.

(11) L’affermazione del Prof. W. Blyth, con tutta probabilità, va
intesa nel senso che la carne ad uso alimentare non presentava segni
riconoscibili di anormalità, anche quando l’animale era affetto da
forme avanzate di tubercolosi bovina. Allora non si conosceva ancora
esattamente la causa della malattia – R. Koch comunicò soltanto il
24 maggio 1882 i risultati delle sue esperienze – e quindi la
sorveglianza veterinaria non poteva essere precisa.

(12) La morte non colpisce contemporaneamente le cellule di
tutti i tessuti. È ben nota, ad esempio, nell’uomo la frequentissima
crescita delle unghie e della barba post mortem. Pertanto
l’affermazione è pertinente. Si può aggiungere che la successiva
morte delle cellule dà luogo, progressivamente, ai processi
putrefattivi della decomposizione cadaverica e quindi ad ulteriore
formazione di sostanze tossiche.

(13) Effettivamente gli studi di anatomia comparata fanno
classificare l’essere umano fra i frugivori. Invero le nostre mani
sembrano fatte per cogliere, svellere, sgusciare, e per se stesse
non hanno nulla dell’arma assassina. Invece le zampe degli animali
carnivori sono armate di poderosi e mortali artigli.
La forma della bocca umana non ha le caratteristiche di quella dei
carnivori né di quella degli erbivori: le loro robuste strutture
diventano inutili quando si usano le mani per offrire il cibo alla
masticazione.
Ma ancor più serve alla classificazione dell’uomo la conformazione
della dentatura. I carnivori hanno incisivi piccoli, canini lunghi a
forma di uncino, molari appuntiti e taglienti; gli erbivori hanno
canini poco sviluppati, grandi incisivi, molari piatti adatti alla
triturazione; l’uomo invece ha incisivi di media grandezza, canini
corti seppure accentuati, molari di media grandezza e mammellonati.
L’uomo ha quindi una dentatura simile a quella del frugivori,
particolarmente adatta alla masticazione di frutta, granaglie,
legumi ecc.
Inoltre lo stomaco dei carnivori è semplice, rivestito di mucosa che
secerne un succo molto acido, e si continua con un intestino la cui
lunghezza è considerata pari a tre volte quella del corpo,
esattamente in rapporto alle particolari esigenze digestive delle
proteine e all’assorbimento dei loro prodotti di scissione. Negli
erbivori invece lo stomaco, voluminoso, è diviso in tre o anche
quattro compartimenti, e l’intestino raggiunge una lunghezza pari a
circa dieci volte quella del corpo: volume e lunghezza che
permettono agli alimenti vegetali, data la loro particolare
struttura, una sosta prolungata nell’apparato digerente. Se
confrontiamo queste particolarità anatomiche con quelle
corrispondenti dell’uomo, troviamo che lo stomaco umano è semplice,
di grandezza media, secerne un succo gastrico di media acidità,
mentre la lunghezza dell’intestino, in rapporto al corpo, sta fra
quella del carnivori e quella degli erbivori. L’intestino umano
appare quindi troppo lungo per la digestione della carne, che ha
così tutto il tempo di abbandonarvi le sue scorie, come le purine.
La fisiologia ci conferma che la digestione e l’assorbimento delle
proteine carnee avviene dallo stomaco all’intestino tenue, cosicché
le scorie non completamente digerite proseguono per tutto il colori,
dove è facile la putrefazione, con formazione delle
cosiddette «leucomaine», che vengono assorbite dal sangue.

(14) Osservando il comportamento degli atleti vegetariani è stato
realmente rilevato che essi non sono adatti alle competizioni brevi
e violente, mentre lo sono particolarmente per quelle fondate sulla
resistenza. Similmente avviene nel regno animale, dove troviamo che
il leone non può reggere a lungo nell’inseguimento dei quadrupedi
veloci, mentre i bovini, non così agili, resistono molto di più a
fatiche superiori e prolungate. La ragione principale della
differenza va ricercata nel diverso tipo di forze energetiche a
disposizione dei muscoli delle due specie di animali. Per meglio
capire questa affermazione, si rende necessario, innanzitutto,
precisare che l’apparato muscolare può compiere la sua funzione a
spese di tutte e tre le sostanze organiche nutritive fondamentali:
idrati di carbonio o zuccheri, proteine e grassi; sebbene preferisca
le sostanze non azotate e tra queste gli idrati di carbonio. Secondo
la qualità degli alimenti, l’una o l’altra di dette sostanze è
particolarmente utilizzata. I carnivori compiono il lavoro muscolare
a spese delle proteine e dei grassi; gli erbivori a spese degli
zuccheri. Questi ultimi sono normalmente immagazzinati nel fegato,
che li ricede al sangue via via che i tessuti richiedono tale
prezioso materiale dinamogeno per le loro esigenze.
I carnivori, a causa della loro alimentazione, possono accumulare
poco zucchero, che ottengono solamente attraverso un lungo processo
metabolico delle sostanze proteiche di origine animale. Ora, quando
i muscoli sono sotto sforzo consumano continuamente e velocemente
energia; allora il fegato cede al sangue la sua scorta zuccherina.
Tenendo presente l’intenso lavoro muscolare del carnivori quando
rincorrono e assaltano la preda, si comprende meglio la facile
esauribilità delle loro scorte energetiche.
Gli erbivori invece hanno normalmente una notevole e più duratura
scorta di zucchero, che traggono direttamente dal vegetali. Questo
spiega la loro maggiore resistenza al lavoro muscolare prolungato.

[da isvara.org – di Charles W. Leadbeater]

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