Il Direttore Generale della FAO auspica una nuova Rivoluzione verde

fao-sicurezza-alimentare-a-rischio_1841Il Direttore Generale della FAO, Jacques Diouf, ha lanciato oggi un appello per una seconda Rivoluzione Verde per riuscire a produrre cibo a sufficienza per una popolazione mondiale in continuo aumento e tutelare allo stesso tempo le risorse naturali e l’ambiente.
Intervenendo alla conferenza del World Affairs Council della California del nord a San Francisco, Diouf ha detto: «Nei prossimi decenni sarà necessario un grande impegno internazionale per produrre cibo per la popolazione mondiale che si prevede passerà dagli attuali sei miliardi a nove miliardi di persone. Potremmo dire che serve una seconda Rivoluzione Verde».

Il World Affairs Council della California del nord, che ha sede a San Francisco, conta più di 10.000 membri ed è uno dei più importanti fori non governativi di discussione e dibattito di affari internazionali degli Stati Uniti.

La cosiddetta Rivoluzione Verde degli anni ’50 e ’60 fece raddoppiare la produzione alimentare mondiale grazie all’applicazione della conoscenza scientifica all’agricoltura, ma «si basava su un notevole impiego di fattori produttivi come acqua, fertilizzanti e pesticidi», ha detto Diouf.

Produrre di più con minori risorse

«Il compito che abbiamo oggi di fronte potrebbe dimostrarsi più difficile», ha continuato. «Per l’anno 2050, un arco di tempo lungo quanto la vita dei nostri figli e nipoti, non solo dovremo produrre un miliardo di tonnellate in più di cereali, ma riuscirci con risorse – terra ed acqua – che sono in diminuzione in molte parti del mondo, ed in un ambiente sempre più minacciato dal riscaldamento globale e dal cambiamento climatico».

Come agenzia delle Nazioni Unite specializzata in alimentazione e agricoltura, la FAO è destinata ad avere un ruolo decisivo nella realizzazione di questa nuova rivoluzione, ha affermato Diouf, aggiungendo che il punto di partenza dovrà essere il piccolo villaggio dei paesi in via di sviluppo.

«Investire in agricoltura generalmente non è una delle priorità della politica, in genere più interessata a contropartite di breve periodo. Ma non possiamo più permetterci di trascurarla, poiché da essa dipende il nostro futuro».

«Tuttavia… ci sono segnali concreti che vanno in questa direzione sia a livello nazionale che internazionale. Ad esempio i leader africani hanno deciso di innalzare al 10 per cento delle risorse nazionali in bilancio i fondi destinati all’agricoltura ed allo sviluppo agricolo. E vi è stata un’inversione di tendenza al progressivo calo nel volume di prestiti della Banca Mondiale destinati agli investimenti agricoli e di sviluppo rurale», ha fatto notare Diouf.

Il Direttore Generale della FAO ha evidenziato che circa 100 milioni di persone rischiano l’emigrazione forzata come conseguenza dell’avanzare della desertificazione e dell’erosione del suolo, mentre cominciano a scarseggiare le riserve idriche di importanti aree di produzione cerealicola come l’India e la Cina.

«La nuova rivoluzione verde sarà meno basata sull’introduzione di nuove varietà di grano o di riso a più alto rendimento, elemento importante, e molto più su un impiego più saggio ed efficiente delle risorse naturali che abbiamo a disposizione».

Una gestione integrata delle colture

Ad esempio, test condotti dalla FAO in diversi paesi in via di sviluppo a partire dal 2000 hanno dimostrato che si può aumentare la resa produttiva sino ad un 30 per cento mediante la gestione integrata delle colture (ICM l’acronimo inglese) e migliori tecniche di coltivazione.

«Può sembrare incredibile ma in realtà possiamo risparmiare acqua ed al tempo stesso produrre più cibo», ha aggiunto Diouf.

La chiave per incrementare la produzione e tutelare al contempo le risorse naturali sta in uno sviluppo agricolo che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, ha detto Diouf aggiungendo: «Non si può più prescindere dal fatto che in un mondo globalizzato i destini dei paesi in via di sviluppo e di quelli sviluppati sono strettamente interconnessi.

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