Sull’integralismo

integralismoQual è la differenza tra coerenza, integrità e integralismo? Tra chi crede fermamente in ciò che fa – che poi magari corrisponde all’imperativo al quale la maggior parte delle persone dichiara di aderire (non uccidere) – e chi sostiene tesi dogmatiche solo perché una qualche autorità gliele ha proposte? Tra una scelta come quella vegan, fondamentalmente etica, dettata dal senso di giustizia, dalla pietà, dalla compassione, e il fondamentalismo religioso, al quale spesso chi appartiene a questo movimento-non movimento viene erroneamente accomunato?
Integrità non è integralismo. Non lo è la coerenza consapevole. Non lo è il pensiero critico. Praticare la virtù (astenersi dall’uccidere o far uccidere, dalle devianze alimentari, dalla crudeltà) e non il vizio, non è integralismo.
Ma oggi le cose si sono rovesciate. Il buono è diventato cattivo. Praticare la virtù è integralismo. Non lo è, invece, cibarsi di animali uccisi senza necessità, per il godimento dei nostri sensi. Non lo è continuare a nutrire il nostro corpo con alimenti innaturali e portarlo ad ammalarsi. Non lo è insegnare ai nostri figli le stesse cose. Non è considerato criminale uccidere, sfruttare e torturare essere privi di diritti.
Chi non si scopre irremovibile (e non integralista) di fronte alla necessità di difendere ciò a cui crede? Sono integralisti i genitori che difendono i propri figli dalle insidie della vita? Sono integralisti gli ecologisti che difendono l’ambiente? I lavoratori che tutelano i loro posti di lavoro? E chi si oppone alla guerra, alla dittatura, alla corruzione, alle ingiustizie? Chi difende gli ultimi?
Forse è sbagliato il modo in cui a volte le tesi vengono proposte, quasi con arroganza da qualcuno, ma la diversità è nella natura umana, non nel veganismo. Una persona non è integralista, arrogante, aggressiva, perché vegan, lo è perché individuo.
La Treccani sul termine riporta: integralismo s. m. [der. di integrale]. – In senso ampio, ogni concezione che, in campo politico (ma anche sociale, economico, culturale), tenda a promuovere un sistema unitario, ad abolire cioè una pluralità di ideologie e di programmi, sia appianando contrasti e divergenze tra gruppi contrapposti e conciliando tendenze ideologiche diverse, sia, al contrario, respingendo come non valide posizioni ideologiche e programmatiche differenti dalle proprie e rifiutando di conseguenza collaborazione e alleanze, o compromessi, con altre forze e correnti.[…]
In verità il punto dolente è che non viene considerato sbagliato uccidere, sfruttare e torturare altri esseri viventi, che tutto questo risulta normale.
Scriveva Plutarco in De esu carnium: «Tu mi chiedi in base a quale ragionamento Pitagora si sia astenuto dal mangiare carne: io invece domando, pieno di meraviglia, con quale disposizione, animo o pensiero il primo uomo abbia toccato con la bocca il sangue e sfiorato con le labbra la carne di un animale ucciso, imbandendo le tavole con cadaveri e simulacri senza vita; e abbia altresì chiamato ‘cibi prelibati’ quelle membra che solo poco prima muggivano, gridavano e si muovevano e vedevano. Come poté la vista sopportare l’uccisione di esseri che venivano sgozzati, scorticati e fatti a pezzi, come l’olfatto resse il fetore? Come una tale contaminazione non ripugnò al gusto, nel toccare le piaghe di altri esseri viventi e nel bere gli umori e il sangue di ferite letali?»

Stefano Momentè

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