Ancora sull’artrite reumatoide

reumatoideL’artrite reumatoide è uno dei misteri della medicina. Non c’erano rapporti medici su questa malattia fino agli inizi del 1800. Inizialmente si sospettava che a scatenarla fosse un virus o un batterio, magari innescando una reazione autoimmune.
Per anni le persone hanno pensato che il cibo avesse un ruolo importante nello sviluppo dell’artrite reumatoide, ma senza prove certe. Notavano solo un miglioramento delle loro condizioni se evitavano latticini, agrumi, pomodori, melanzane e altri alimenti.
Un sondaggio del 1989 di oltre mille pazienti affetti da artrite reumatoide rivelava che i cibi che più comunemente si pensava peggiorassero lo stato di malattia erano carne rossa, zucchero, grassi, sale, caffeina e solanacee (pomodori, melanzane, peperoni eccetera). Ora la situazione è più chiara. Esistono dei cibi (cibi trigger) che possono agire da fattore scatenante e poi aggravare la situazione infiammatoria. Una volta eliminato il cibo incriminato, il miglioramento arriva di solito entro poche settimane. I latticini, ricchi di grassi e proteine, sono uno dei colpevoli principali.
Un volume crescente di ricerche indica che i cambiamenti nella dieta aiutano. Ad esempio, i grassi polinsaturi e gli omega-3 hanno un effetto benefico, e i ricercatori hanno scoperto che le diete vegane sono efficaci. Uno studio del 2002 ha esaminato l’influenza di una dieta vegan con bassa percentuale di grassi in soggetti con artrite reumatoide. Dopo solo quattro settimane di dieta, quasi tutti i sintomi della malattia erano diminuiti in modo significativo.
Anche la rivista Rheumatology ha pubblicato uno studio in cui si afferma che una dieta vegana priva di glutine migliora i sintomi della malattia. Un altro studio ha dimostrato che una dieta vegan cruda, ricca di antiossidanti e fibra, serve e diminuire la rigidità articolare e i dolori. Alcuni studi hanno indicato invece come efficace il digiuno seguito da una dieta vegetariana o vegana.
Vero è che le diete vegane riducono drasticamente la quantità complessiva di grassi nella dieta e alterano la composizione dei grassi. Questo a sua volta agisce sui processi immunitari che influenzano l’artrite. Gli acidi grassi omega-3 nei vegetali possono essere un fattore chiave, insieme con la quasi totale assenza di grassi saturi. Il fatto che i pazienti perdano anche peso con una dieta vegan contribuisce ulteriormente al miglioramento.
Inoltre, le verdure sono ricche di antiossidanti, in grado di neutralizzare i radicali liberi. Queste molecole attaccano molte parti del corpo e contribuiscono alle malattie cardiache e al cancro. E intensificano i processi di invecchiamento in generale, anche delle articolazioni.
Il ferro agisce da catalizzatore, favorendo la produzione di queste molecole pericolose. Le vitamine C ed E, che sono abbondanti in una dieta a base di verdure e cereali, aiutano a neutralizzare i radicali liberi. Le carni forniscono un sovraccarico di ferro, nessuna vitamina C, e molto poca vitamina E. Le verdure contengono quantità più controllate di ferro e quantità generose di antiossidanti.
Oltre ad essere utili per prevenire l’artrite, gli antiossidanti possono avere un ruolo nella riduzione dei sintomi. Alcuni trattamenti per l’artrite, compresi i farmaci anti-infiammatori non steroidei, lavorano, almeno in parte, neutralizzando i radicali liberi. Per la maggior parte, tuttavia, vitamine e altri antiossidanti sono più utili nella prevenzione piuttosto che nel trattamento.
Una dieta composta da frutta, verdura, cereali e legumi sembra quindi essere utile nella prevenzione e, in alcuni casi, nel trattamento, dell’artrite.

La dieta antiartrite ideata da Neal Barnard dura quattro settimane. Gli alimenti che non sono nell’elenco possono essere consumati. I benefici possono arrivare anche prima di quattro settimane, ma in media è questo il tempo necessario.

ALIMENTI SALVA DOLORE

Alimenti cioè che quasi mai contribuiscono ai sintomi dell’artrite o ad altre condizioni dolorose. Questi includono:

Riso integrale
Frutta cotta o secca: ciliegie, mirtilli, pere, prugne (ma non agrumi, banane, pesche o pomodori)
Verdure verdi, gialle e arancioni cotte: carciofi, asparagi, broccoli, bietole, cavoli, lattuga, spinaci, fagiolini, zucca, patate dolci, manioca.
Bevande: acqua naturale o gassata, come la Perrier, vanno bene. Altre bevande – anche tisane – possono essere fattori scatenanti.
Condimenti: modeste quantità di sale, sciroppo d’acero, ed estratto di vaniglia sono in genere ben tollerati.

Dopo quattro settimane, se i sintomi sono migliorati o scomparsi, il passo successivo è individuare i cibi trigger causa del problema. È sufficiente reintrodurre i cibi eliminati uno alla volta, ogni due giorni. Gli alimenti vanno reintrodotti in quantità generosa e per vedere se le articolazioni tornano ad infiammarsi. In questo caso, eliminare il cibo che sembra aver causato il problema. Poi continuare a reintrodurre gli altri alimenti. Ma attendere almeno due settimane prima di ritentare. Molte persone hanno più di un cibo trigger.
Neal Barnard raccomanda di eliminare carne, latticini e uova dalla dieta. Non solo sono i principali fattori scatenanti, ma incoraggiano anche gli squilibri ormonali che possono contribuire ai dolori articolari.

I CIBI TRIGGER

1. Latticini (tutti i prodotti lattiero-caseari: latte vaccino intero o scremato, latte di capra, formaggio, yogurt, eccetera)
2. Mais
3. Carni (tutte le carni devono essere evitate, compresa quella di pesce)
4. Frumento, avena, segale
5. Uova
6. Agrumi
7. Patate
8. Pomodori
9. Noci
10. Caffè

Stefano Momentè

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