Quando gli assassini sono dentro di noi

killersThe Killers Within è un libro molto interessante.
Scritto da Michael Schnayerson e Mark Plotkin (Little, Brown & Company, 2002) racconta di come nascono i batteri resistenti ai farmaci.
Ad esempio lo Stafilococco aureus, l’organismo patogeno più comune nel latte crudo. Quello, per intenderci, che nelle vacche da latte provoca una condizione infiammatoria chiamata mastite. Che richiede, dati alla mano, solo negli Stati Uniti, circa 200 dollari a capo per il trattamento sanitario.
È interessante scoprire in questo libro che «le tossine batteriche passano facilmente dalle mucche agli esseri umani attraverso il latte e non sono distrutte dalla pastorizzazione».
A pagina 30 si legge inoltre: «I batteri dello Stafilococco aureus sono così virulenti che ne bastano davvero pochi per fare il lavoro… è il più efficente di tutti batteri patogeni e la causa numero uno di ricoveri ospedalieri per infezione nel mondo». Così bisogna creare sempre nuovi farmaci che possano combattere questi batteri, ad esempio prelevando materiale fecale direttamente dalle fogne (pagina 35).
A pagina 123 gli autori spiegano un altro motivo per cui l’uso degli antibiotici prosegue in molte aziende agricole. Semplicemente perché sono promotori della crescita. Ed ecco perché polli, maiali e mucche ne sono così pieni.
Schnayerson e Plotkin analizzano nel dettaglio i nuovi ceppi batterici che hanno sviluppato immunità agli antibiotici tradizionali. Molti americani ingeriscono con il cibo batteri antibiotico-resistenti e si ammalano a morte. Alcuni di questi ceppi batterici possono infettare il cuore, causando miocardite.
Molti casi di diarrea da Escherichia coli O157 o di Sindrome Guillain-Barre da Campylobacter possono essere fatti risalire ai fluidi corporei che beviamo e alla carne infetta che mangiamo.
Gli autori riportano uno studio del CDC che rivela che il 60% dei 9,5 miliardi di polli venduti in America ogni anno sono infetti con Campylobacter. Tre polli su cinque.
Il libro informa anche che 1,4 milioni di americani prendono la salmonella ogni anno, una vera e propria piaga, se proiettata nell’arco di una vita.
A pagina 173, gli autori riferiscono che lo Streptococcus pneumoniae è la principale causa di otite acuta, o mal d’orecchi, nei bambini. Circa 6 milioni i casi all’anno solo negli Stati Uniti, secondo il Centers for Disease Control. Per Schnayerson e Plotkin il mal d’orecchi è la ragione più comune per cui si portano i figli dal pediatra.
Dopo questa premessa, la domanda d’obbligo: perché questi nuovi ceppi batterici?
A partire dal1990, spiegano sempre i due autori, la Food and Drug Administration (FDA) ha concesso ai produttori di latte vaccino di aumentare il quantitativo di farmaci consentiti nel latte di 100 volte. Il vecchio protocollo prevedeva che non ci fossero più di una parte per cento milioni di residui di antibiotici nel latte. La variazione consentì di arrivare fino ad una parte per milione.
L’Unione Consumatori testò dei campioni di latte nell’area metropolitana di New York già nel 1992, trovando la presenza di 52 diversi antibiotici. Nei primi due anni con la nuova legge le mucche erano già in overdose di antibiotici e nuovi ceppi di batteri si erano già sviluppati.
Il modo in cui questo avviene è molto semplice. Se una mucca ha un miliardo di batteri nel suo organismo e viene trattata con streptomicina fino ad uccidere tutti i germi tranne uno, il sopravvissuto, immune al farmaco, è in grado di dar vita ad una nuova popolazione totalmente immune. Raddoppiando ogni venti minuti, bastano solo 10 ore perchè un nuovo ceppo di batteri raggiunga il numero di un miliardo. Moltiplicando per 9 milioni di mucche (quelle censite negli Stati Uniti) e 52 diversi antibiotici, diventa subito chiaro perché quando gli antibiotici servono davvero non funzionano più.
Gli autori di questo interessantissimo libro spiegano che il 40 % della dieta media americana consiste di un prodotto che è da sempre infettato da batteri. Il latte vaccino allo stato grezzo contiene cellule del sangue, feci, batteri e pus. Questa è realtà, basta leggere qualsiasi protocollo. E la pastorizzazione, come abbiamo visto, non uccide tutti i germi.
Inoltre molti formaggi non sono pastorizzati. Con il calore si formano le spore batteriche. Quando infine il latte si raffredda, le spore rifioriscono e la tossicità riemerge.
Non credete che il latte e i prodotti caseari dovrebbero avere delle avvertenze in etichetta?

Stefano Momentè

Aggiungi il tuo commento