Cosa c'è dietro al Fast Food

Categoria : Salute e benessere

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Vi siete mai chiesti cosa introducete nel vostro corpo con l’alimentazione di tutti i giorni?
Da dove vengono le bistecche, i petti di pollo, gli hamburger fumanti dei fast foodconsumati durante l’intervallo di lavoro?Lo sapevate che questi animali che ci nutrono trascorrono forzatamente 4-5 mesi, ventiquattr’ore al dì, ad ingurgitare granoturco, soia, farina di pesce, prodotti di scarto di macellazione di altre specie animali, con aggiunta di vitamine e megadosi di ormoni estrogeni (dietilstilbestrolo a rilascio controllato, applicato in cerotti alle orecchie depilate degli animali) ed antibiotici, in quantità ciclopiche?
Lo sapevate che i loro addomi accumulano una sorta di cuscinetto adiposo, asportato dopo la macellazione, prezioso per il basso costo e per il fatto che può essere ben abbinato (fino al 30%) alla carne magra dei manzi allevati allo stato brado per ottenere un prodotto finale ibrido fondamentalmente molto,ma molto economico, identificabile in carne da hamburger?
La storia però non finisce qui, perchè si consente di mescolare carni di animali differenti e spesso di legare alla carne di manzo magro il grasso proveniente dai maiali, aggiungendo del monosodio glutammato tossico, per esaltare il sapore delle pietanze.
Un bel meccanismo, non c’è che dire, ed una mano lava l’altra, perchè se qualcuno consuma una braciola di manzo, crea automaticamente l’offerta di grasso eccedente, che verrà utilizzato senz’altro per confezionare invitanti hamburger “semprerossi” (grazie ai nitriti e nitrati contenuti). Consolatevi perchè fate parte anche voi della solida catena commerciale consumistica e se decidete di andare a consumare con tutta la famiglia un bel “big” hamburger, nel più vicino fast food, avrete senz’altro creato le basi simbiotiche perchè qualcun altro al Grand Hotel possa ordinare e consumare una bella fiorentina di manzo ruspante.
I manzi e i maiali rifiutano spesso di essere caricati sulle “tradotte della morte” e quando vengono poi convogliati al loro “patibolo”, liberano ingenti quantità di adrenalina (l’ormone della morte) che verranno poi convogliate nella bistecca che ci verrà servita fumante a tavola…
Con i polli le cose non vanno meglio.
Questi animali sono un “ottimo” investimento per i produttori, che possono convertire granaglie in carne con una efficienza 5 volte superiore a quella riscontrata con i bovini ed i suini.
Per ottenere ciò i produttori hanno dovuto superare alcuni problemi tecnici consistenti nell’esigenza di somministrare, a scopo cautelativo, grossi dosaggi di antibiotici per impedire eventuali epidemie. Poco importa se i consumatori dovranno sorbirsi gratuitamente la loro dose quotidiana di cefalosporine di seconda mano o, dovremmo dire cinicamente, “di seconda zampa”.
La maggior parte di questi animali non ha mai visto la luce del sole e non vede altro che la luce artificiale per 22 ore al giorno. Gli allevatori zootecnici fanno sì che questi pulcini non smettano mai di alimentarsi e somministrano ampie dosi di sali d’arsenico per stimolare la crescita, al punto che in soli 47 giorni raggiungono le condizioni di pollo maturo che altrimenti avrebbero raggiunto in non meno di 3 mesi.
Tutta questa fatica viene premiata con… una “bella morte”, rapida e probabilmente indolore, poichè i polli più fortunati, ovvero quelli provenienti dalle marche più note, vengono uccisi, spennati, eviscerari, raffreddati al di sotto dello zero centigrado ed imballati nel tempo record massimo 1,5 secondi.
Purtroppo in un lasso di tempo così breve nessun essere umano riesce a morire “per bene”, cosicchè quando vengono imballati ed etichettati questi animali sono ancora vivi, nonostante siano stati raffreddati, per evitare che si muovano nelle confezioni, in preda al rigor mortis.
Sorge spontanea a tal punto la domanda “a cosa serve la protezione animali?”, se lascia che questi crimini commessi contro questi poveri esseri indifesi rimangano impuniti.
Che tipo d’informazione potranno mai veicolare questi miseri resti, all’interno del nostro corpo, se non quella della morte ingiusta, anche per causa nostra, perchè siamo tutti responsabili di questo stato di cose, siamo noi i registi di questo scempio.
Una bella doccia fredda per la nostra cultura occidentale, post-bellica, che ha sempre considerato la carne ed i prodotti latto-caseari come uno status simbol, di benessere.
[Adolfo Panfili – Medico Chirurgo – Specialista Medicina Ortomolecolare – da Leadership Medica, mensile di scienza medica e attualità]

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