Moni Ovadia: la vocazione vegetariana dell’ebraismo

ovadiaGli ebrei si cibano di carne, e questo è un fatto incontrovertibile. Ma il consumo di carne è ritenuto cosa buona, legale, o solo tollerata?
Ecco, – dice Elohim nella Genesi (1,29), – io ti ho dato ogni erba che semina la sua semenza, e su tutta la terra ogni albero con il suo frutto, che semina la sua semenza; questo sarà per voi da mangiare.

Il versetto limita l’alimentazione umana alle sole specie vegetali: la carne è implicitamente esclusa e non va considerata alimento.

Siamo pertanto legittimati a pensare che per il Divino la violenza sugli animali sia bandita. L’uomo viene anzi incaricato di dare un nome a ogni parte del creato, consegnando ciascuna di esse alla dignità dell’esistenza. […]

Nessuno ha diritto di togliere la vita a un altro essere vivente. L’ordine morale della creazione prevede che l’uomo sia vegetariano…spegnendo la vita di una animale, si provoca l’estinzione di un’anima al pari di quanto accade se si uccide un essere umano. […]

Con Noè, uomo giusto sopravvissuto alla distruzione, verrà stipulato un nuovo patto, con il quale la specie umana perderà il privilegio del vegetarianesimo e sarà degradata all’alimentazione carnivora, marchio d’infamia per la sua incorreggibile aggressività.[…]

Non esiste alcuna benedizione da recitare per la carne o il pesce, mentre è prevista per il pane, i dolci, il vino, la frutta e la verdura. Questo elenco di delizie e di alimenti vitali ci fa capire come non vi sia alcuna necessità di ammazzare esseri viventi per nutrirci.

Moni Ovadia, Il conto dell’ultima cena, Torino 2010 pp 94-103

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